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Provvigioni di famiglia, se l’agente è la mamma

di Giorgio Billeri
Kylian Mbappè con la madre
Kylian Mbappè con la madre

Fayza Mbappé gestisce la ricchissima azienda legata al figlio. Veronique Rabiot sceglie squadre e contratti per il rampollo

31 luglio 2023
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Macché Rafaela Pimenta, erede di Mino Raiola. Macché Wanda Nara, avvenente custode dell’impero-Icardi. La donna più potente del calcio mondiale, oggi, si chiama Fayza Lamari. La donna che ha dato alla luce Kylian Mbappè, l’affare più grande della storia del pallone, l’uomo da 400 milioni di euro. Di cui una ventina resteranno nelle casse della iperattiva Fayza. Da lei, insieme all’avvocato di famiglia, il club più titolari al mondo devono passare per garantirsi i servigi dell’ala più veloce e tecnica del pianeta. La scorsa estate, lei e Mbappé hanno lasciato che il suo contratto con il Psg scadesse fino alle ultime cinque settimane, tenendo colloqui con il Real Madrid e mettendo i due club l’uno contro l’altro prima che lui firmasse un nuovo contratto a Parigi del valore di 40 milioni di euro all’anno. Una strategia dietro la quale c’è lei, la mamma. Dipinta come una persona “difficile”, dura, quasi cinica quando si tratta di gestire gli affari del figlio. Un aneddoto la dice tutta: nell’estate 2011 il piccolo Mbappé, appena dodicenne, attirò l’attenzione di molti osservatori e venne invitato dal Chelsea a un provino. Lo scout degli inglesi, curiosamente il padre dell’atalantino Jemery Boga, inizialmente trattò con il padre. «Ma poi è arrivata sua madre, e quando è successo ho capito che era lei a controllare tutto. Era lei che parlava con il club. Il papà non parlava più».

La mamma è sempre la mamma. Già, ditelo ad Adrien Rabiot. In seguito all'ictus del padre Michel Provost, avvenuto nel 2007, Veronique Rabiot ha capito subito di dover prendere in mano le redini della sua famiglia, usando la forza della necessità per la tragica situazione relativa al marito, rimasto paralizzato. Il talento del dodicenne Adrien era già conosciuto nella provincia parigina, e l'esperienza di sei mesi al Manchester City, un anno dopo l'incidente al padre, servì al calciatore e alla madre stessa per crescere. Eccessivamente protettiva verso il proprio figlio, Veronique sfruttò una scaltrezza innata per promuovere la carriera del suo rampollo, e fu anche grazie ai suoi buoni uffici che nel 2012, prima ancora che compisse la maggiore età, lo fece entrare nelle giovanili del Paris Saint Germain. E’ stata Veronique a dar battaglia quando Adrien, nel 2019, venne messo fuori rosa per non aver accettato l'offerta di rinnovo dell'allora direttore sportivo Antero Henrique, provocando la reazione di Veronique: «Mio figlio è ostaggio del Psg, a breve lo terranno a pane e acqua».

Con il vincolo in scadenza in estate, Rabiot fu beccato in discoteca dopo l'eliminazione dei parigini agli ottavi di finale contro il Manchester United, creando così una spaccatura enorme nello spogliatoio. Veronique non si perse d’animo e scelse, lei prima dell’obbedientissimo rampollo, l’offerta della Juve. A Torino, quando la vedono arrivare, cala un rispettoso silenzio: non si muove foglia che Veronique non voglia. Suo anche il timbro sul recente rinnovo del figlio. Di mamma, anche nel calcio, ce n’è una sola.

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