Il Consiglio di Stato dà torto al Comune di Poggio a Caiano su doppio senso in via Vittorio Emanuele
Esulta il comitato che da tempo si batte contro la nuova viabilità: «Ora il sindaco dovrà rimediare»
POGGIO A CAIANO. Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Poggio a Caiano contro una sentenza del Tar della Toscana sulle modifiche al traffico decise dalla giunta di Riccardo Palandri, in particolare sul doppio senso in via Vittorio Emanuele, il tratto di regionale 66 che attraversa il centro abitato.
Esulta il “Gruppo di cittadini per il senso unico”, che da tempo si batte contro la nuova viabilità. «Una sentenza, quella del Consiglio di Stato uscita oggi, che dà piena ragione al nostro comitato di cittadini e pieno torto a un Comune già condannato dal Tar Toscana – si legge in una nota del comitato – Letta la sentenza siamo molto soddisfatti. Non solo per noi, ma per l’intera cittadinanza. A maggior ragione perché un atto così importante (destinato a fare giurisprudenza su un tema così vitale come la lotta all’inquinamento) rafforza, con chiarezza, il vero motivo di interesse pubblico sul quale ci siamo mossi: la tutela della salute pubblica, la lotta contro l’inquinamento, il rispetto per la legalità. Non è, per il Comune, una sconfitta sul solo piano formale ma una autentica batosta su quello sostanziale.
Siamo adesso curiosi di conoscere cosa intende fare l’amministrazione Palandri davanti a questa botta. Sarà complicato far finta di nulla. Sarà complicato, dopo una catastrofe così palese, ignorare non solo la sentenza del Tar ma, adesso, anche quella del Consiglio di Stato. E sarà a questo punto obbligatorio, da parte del Comune, non perdere tempo ma rimediare subito: il doppio senso su via Vittorio Emanuele deve essere eliminato, il traffico deve lì tornare a senso unico, tutte le modifiche introdotte nella viabilità devono essere cancellate. Ignorare una sentenza del Consiglio di Stato sarebbe, per gli amministratori poggesi, molto pericoloso sia sul piano istituzionale che su quello personale. La sentenza non offre appigli. La nostra vittoria, compresa la condanna del Comune a rifondere le spese, è schiacciante. Prima il Comune ne prenderà atto, e agirà di conseguenza, meglio sarà. Per tutti».
La sentenza del Consiglio di Stato (sezione quinta) è la numero 03557/2025. È stata decisa in Roma, in camera di consiglio, il 27 novembre 2025 e pubblicata il 18 dicembre 2025. Riguarda il ricorso proposto dal Comune di Poggio a Caiano contro un gruppo di cittadini poggesi, riuniti in Comitato, che nei mesi scorsi già avevano vinto, contro il Comune, in sede di Tar Toscana.
La vicenda, come detto, riguarda la viabilità in alcune strade nel centro storico poggese. Nel 2022 la precedente amministrazione (sindaco Francesco Puggelli, centrosinistra) “in forza di uno studio sui flussi di traffico appositamente commissionato” (così scrive la sentenza del Consiglio di Stato) aveva disposto “una serie di sensi unici onde alleviare le condizioni di grave inquinamento atmosferico e acustico”.
Ma nel 2024 l’amministrazione attuale (sindaco Riccardo Palandri, centrodestra) era – prosegue la sentenza – “tornata sui suoi passi ristabilendo il doppio senso su tutte le strade interessate, in particolare su via Vittorio Emanuele II e via Pratese”. I residenti in alcune di queste strade “sono insorti davanti al Tar Toscana per contestare il predetto ritorno da un sistema di sensi unici a un regime di doppi sensi”. Il Tar dette ragione a quei cittadini, ma il Comune sconfitto decise di appellare la sentenza al Consiglio di Stato.
E adesso il Consiglio di Stato non solo ha confermato quella sentenza ma l’ha appesantita. Dopo aver respinto i quattro motivi per i quali il Comune si era appellato, il Consiglio di Stato ha infatti sottolineato come il Comune non abbia “mai preso in considerazione il sicuro peggioramento dei livelli di inquinamento e dunque il danno che inevitabilmente ne deriva per la salute dei residenti”.
Viene infine evidenziato, in sentenza, come il Comune abbia “attribuito importanza alla sola mobilità fluida senza tenere in alcun conto la salute dei residenti. Salute che, di conseguenza, è stata ritenuta automaticamente recessiva rispetto alle esigenze di libera circolazione. In altre parole – prosegue testualmente la sentenza – il “fastidio” di allungare di poco il tragitto è stato ritenuto aprioristicamente prevalente rispetto all’evidente “sacrificio” legato, ad ogni modo, ai danni che gli elevati livelli di inquinamento possono senz’altro provocare per la salute umana”.
