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Prato, duemila in corteo per Gaza e scatta il blocco alla declassata – Video

di Alessandro Pattume e Mario Neri

	In duemila in corteo a Prato
In duemila in corteo a Prato

Presidio in piazza, corteo verso ospedale, domani (3 ottobre) sciopero generale

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PRATO. Le voci diventano coro all’imbrunire, quando il presidio sotto la statua del Datini si fa corteo, e il corteo si trasforma in blocco. È la tangenziale declassata, arteria di Prato, a essere attraversata da quasi duemila persone che sventolano bandiere palestinesi, gridano slogan, rallentano il traffico.

È qui che la protesta, iniziata in piazza del Comune, trova il suo punto più visibile e insieme più simbolico: bloccare le strade per denunciare il blocco del mare, quello che la marina israeliana ha imposto alla Flotilla diretta a Gaza.


Tutto era cominciato alle 18, con più persone e più bandiere rispetto al presidio spontaneo di mercoledì sera. “Palestina libera”, “Prato sa da che parte stare”, si legge sui cartelli. Un altoparlante scandisce: «Blocchiamo tutto. Contro la mancata condanna del governo italiano, complice del massacro». Terminati gli interventi, il presidio si muove. Prima giù per via Santa Trinita, dove viene srotolata la bandiera della Pace. Poi lungo via Roma, in una colonna che cresce passo dopo passo.

L’obiettivo è raggiungere l’ospedale Santo Stefano, dove i Medici per Gaza hanno convocato per le 21 un presidio. E il corteo si fa fiume: studenti, insegnanti, lavoratori, famiglie, insieme. Lungo la strada si alzano cori: “Cessate il fuoco subito”, “Fuori Israele dalle università”, “Nessuna complicità con i genocidi”. Una città intera che sembra risvegliarsi, trasformata per una sera in piazza mediterranea, con i tamburi che battono il ritmo e i megafoni che ripetono slogan.

Alle 20, all’altezza del Soccorso, la scelta: deviare, scendere sulla declassata. Le auto si fermano, i clacson si mischiano ai cori. Non ci sono incidenti, ma la tensione si sente. «È solo l’inizio», gridano dalla testa del corteo con i tamburi che continuano a rullare e aprono la manifestazione. I manifestanti poi proseguono: cavalcavia, via Roncioni e via Gaklcianese verso l’ospedale.

Domani (3 ottobre) sarà sciopero generale, e l’appuntamento è già fissato: alle 9,15 in piazza Mercatale, alle 18 all’Interporto di Prato, insieme ai lavoratori e alle lavoratrici che «non vogliono essere complici del genocidio». Lì, per bloccare le merci in arrivo da Israele.

Il messaggio è netto: corridoi umanitari subito per Gaza, stop ai rapporti commerciali e militari con Israele. Sono richieste che rimbalzano tra gli striscioni e i microfoni, che diventano invocazioni collettive. Sullo sfondo, il pensiero corre a chi è stato fermato in mare, agli attivisti italiani della Flotilla. E la città, che due sere fa aveva visto un centinaio di persone in presidio, oggi vede duemila corpi in cammino, occupare strade e piazze.

Prato si scopre ancora una volta crocevia di un movimento più grande, che intreccia studenti e sindacati, migranti e sanitari, famiglie e lavoratori. Un popolo in crescita che, da Gaza fino a qui, trova la sua voce comune. La tangenziale bloccata diventa metafora: la normalità interrotta perché nulla, finché il massacro continua, può dirsi normale.


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