Dal liceo musicale di Prato al podio mondiale: Michelangelo Arrigucci terzo al Gazzelloni
Lo studente del Cicognini-Rodari porta Prato in vetta a una delle competizioni flautistiche più prestigiose del mondo
PRATO Come un soffio che si fa tempesta, così il flauto di Michelangelo Arrigucci ha attraversato Napoli e si è fatto spazio tra i giganti della musica mondiale. A soli diciotto anni, lo studente del liceo musicale Cicognini-Rodari di Prato ha conquistato il terzo posto al Concorso Flautistico Internazionale “Severino Gazzelloni”, la competizione che porta il nome del leggendario interprete abruzzese e che, per chi suona il traverso, equivale a una sorta di Olimpiade.
Arrigucci, classe 2007, nato a Pescia ma cresciuto nelle aule di Prato, è stato il più giovane in gara. Eppure non si è lasciato intimorire né dalle luci del palcoscenico né dalla qualità degli avversari, arrivati da tutti i continenti. In semifinale ha incantato con la “Fantasia op.79” di Fauré e la “Ballade” di Frank Martin; in finale si è misurato con il concerto in mi minore di Saverio Mercadante, uno spartito che mette alla prova tecnica, respiro e capacità interpretativa.
Un risultato che non arriva per caso. Fin da giovanissimo Arrigucci ha fatto incetta di premi: dal primo assoluto alla Rassegna “Città di San Vincenzo” alle vittorie al “Gianfranco Barulli” di Arezzo e al “Gariboldi” di Salerno, fino al Premio Musicale Biennale “Francesco Pedani” di Firenze. Il suo nome compare ormai con regolarità nei cartelloni dei festival italiani: “Suoni Riflessi” a Firenze, “Giovani Talenti in Concerto” a Montale, il “Livorno Music Festival”.
Dietro questo cammino c’è il lavoro quotidiano con il maestro Matteo Romoli al Cicognini-Rodari e lo studio nelle masterclass di figure di livello internazionale: Mario Ancillotti, Patrick Gallois, Marco Zoni, Andrea Manco. Ogni incontro, una tessera del mosaico.
Il terzo posto al “Gazzelloni” non è solo una medaglia: è la conferma di un talento che sa già reggere il peso delle aspettative. “Michelangelo ha una musicalità naturale – raccontano dal liceo – e una determinazione rara per la sua età”. Il suo futuro sembra già scritto tra palcoscenici e orchestre, ma lui resta con i piedi a terra.
Per Prato, la città dei telai e delle fabbriche, il successo di un diciottenne con un flauto in mano è un segnale diverso, una nota limpida che rompe il rumore di fondo. Come a dire che anche qui, tra aule scolastiche e sale prove, può nascere un talento capace di parlare al mondo.