L’incidente
Prato, il boss della prostituzione cinese è stato condannato a 4 anni: «Metodi come la mafia»
Si è concluso in Tribunale il processo per lo sfruttamento delle lucciole nato dal contrasto tra due gruppi criminali
PRATO. Uno dei boss della prostituzione cinese a Prato è stato condannato a quattro anni di reclusione al termine di un processo che si è concluso lunedì 14 luglio. Si tratta di Lin Xia, 55 anni, che nel luglio del 2019 fu arrestato dalla squadra mobile insieme a cinque suoi connazionali in seguito alle indagini dei sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Gianpaolo Mocetti su una lunga serie di estorsioni e sullo sfruttamento delle lucciole cinesi negli alberghi.
Quando scattarono gli arresti, l’ordinanza di custodia fu notificata a Lin Xia in carcere, dove si trovava perché coinvolto nelle indagini sulla sanguinosa rissa del 4 luglio 2018 nel parcheggio delle Cascine di Tavola. Una rissa, fu detto dagli inquirenti quando venne data notizia degli arresti, nata tra due gruppi contrapposti per il controllo della prostituzione. E sempre da una rissa è partita l’inchiesta che ha portato agli arresti dell’anno seguente. Questa seconda rissa avvenne il 9 febbraio 2019 in una stanza del Wall Art ApartmentHotel di viale della Repubblica, con modalità particolarmente violente (furono usati manganelli e coltelli), ed vide coinvolte sei persone, che furono tutte identificate.
L’episodio aveva destato i sospetti della squadra mobile, che decise di approfondire. «Quella emersa è un’attività consistente – commentò all’epoca il procuratore Giuseppe Nicolosi illustrando gli esiti dell’inchiesta – Un’attività che ci allarma perché rimanda a un quadro di attività economiche illecite sottoposte a controllo anche in maniera violenta e da parte di personaggi chiamati appositamente per regolarle. Uno stato di cose che richiama modalità vicine a quelle mafiose».
In quattro degli alberghi perquisiti – l’Hotel Datini di viale Marconi, lo Charme Hotel in via delle Badie, il Wall Art di viale della Repubblica 8, il Luxury Hotel di via Paronese – furono identificate 16 donne cinesi, probabili vittime di sfruttamento della prostituzione. Per lo più di giovane età, si trovano in Italia con un visto turistico. Negli altri due – il Golf Hotel di via Traversa del Crocifisso e il Bed & breakfast Sol Levante – non furono trovate donne sospette. I titolari e i gestori degli alberghi non furono indagati, in quanto sarebbero stati all’oscuro dell’attività delle prostitute, fatta eccezione per il Luxury di via Paronese, quello accanto al comando dei vigili del fuoco, come spiegò il procuratore Nicolosi.
Quella esercitata sarebbe stata una prostituzione “di lusso”: per una prestazione i clienti pagavano da un minimo di 150 euro fino anche a 500 (costo del “pacchetto” per l’intera notte). Si sarebbe trattato inoltre di un’attività ben strutturata: l’ipotesi degli inquirenti è che il contatto con i clienti avvenisse in locali e circoli privati della città, mentre gli incontri sarebbero stati poi fissati soprattutto attraverso applicazioni di messaggistica istantanea.
Il Wall Art ApartmentHotel di viale della Repubblica è tornato all’onore delle cronache il mese scorso, quando sono scattati altri sei arresti (quattro cinesi, un italiano e un pachistano) in seguito a un’inchiesta anche in questo caso su uno scontro tra bande criminali per il controllo della prostituzione. A far scattare le indagini fu il macabro avvertimento del 1° ottobre, quando due degli arrestati piazzarono una bara con la foto di un cinese davanti all’ingresso dell’albergo.