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Prato

Il caso

Prato, i magistrati al capezzale del Tribunale che cade a pezzi

di Paolo Nencioni

	Il "cantiere infinito" per la costruzione di una scala all'ingresso del Palazzo di giustizia
Il "cantiere infinito" per la costruzione di una scala all'ingresso del Palazzo di giustizia

Verifiche sull’impianto elettrico e sulla presenza di amianto nelle condutture dopo l’apertura di un fascicolo d’indagine. Sul “banco degli imputati” c’è il ministero della Giustizia

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PRATO. Ha potuto più un topo di tante visite di politici e sottosegretari. Dopo il black out di venerdì 22, provocato dal povero roditore che si era intrufolato in una cabina elettrica per rosicchiare un cavo, con le conseguenze facilmente immaginabili, qualcosa si muove per il risanamento di un Palazzo di giustizia, quello di Prato, che da anni cade a pezzi. Il black out è stata solo l’ultima goccia, alla quale si è aggiunto lo spegnimento dell’impianto di riscaldamento. Qui i topi non c’entrano, e non è nemmeno una novità, perché spesso avvocati e magistrati sono stati costretti a lavorare con la sciarpa al collo, come accade in questi giorni. Lo spegnimento è dovuto alle verifiche da fare sul rischio amianto, dopo che la ditta che esegue la manutenzione aveva segnalato la presenza di amianto nel materiale isolante delle congiunture delle tubazione. Neanche questa è una sorpresa: l’amianto in quel punto ci deve stare, ma si vuole essere sicuri che non si polverizzi e per questo ieri sera è stato compiuto un sopralluogo coi tecnici dell’Asl e del Provveditorato regionale alle opere pubbliche per capire se è davvero così e se ci sono modifiche da fare.

Intanto il procuratore Luca Tescaroli ha aperto un fascicolo per accertare eventuali responsabilità penali, in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro. E questa sì che è una novità. Non si era mai sentito, almeno a Prato, che una Procura indagasse sul Palazzo di giustizia e di fatto sul suo datore di lavoro, perché il principale “sospettato”, qui, è il ministero della Giustizia, che deve fare la manutenzione e infatti ha subito autorizzato lavori di somma urgenza per mettere a norma un Tribunale che a norma non è.

Ma va ascritto al merito dell’ignaro topo se proprio in questi giorni, sull’onda del clamore mediatico, sono comparsi magicamente alcuni operai in tuta bianca stile Ris che stanno togliendo dall’esterno del Tribunale le suppellettili lasciate lì ormai da tempo immemore e che avevano costituito una specie di discarica abusiva.

Di questo e di altre cose parleranno stamattina, 28 novembre, i rappresentanti sindacali della Funzione pubblica Cgil, che hanno convocato un’assemblea nell’aula collegiale, e nel pomeriggio la sottosezione dell’Associazione nazionale magistrati, che farà lo stesso nel pomeriggio.

«Le condizioni del Palazzo di giustizia pratese, già precarie, sono ormai precipitate – scrive il giudice Francesco Santarelli, presidente della sottosezione – Nonostante gli sforzi profusi in questi anni dai dirigenti dei nostri uffici, il Tribunale è ai limiti dell’inagibilità tecnica. Sono mancati, da parte dei governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, la volontà politica ed il necessario sostegno economico perché il circondario di Prato potesse avere un Tribunale degno della realtà territoriale di riferimento. Ad oggi, la situazione è drammatica».

E ancora: «La tutela dei valori costituzionali, compito primario del magistrato, la cui immagine viene pubblicamente denigrata da una politica che, al contrario di quel che dovrebbe, sembra disinteressarsi del funzionamento del servizio giustizia, passa anche per la difesa delle strutture e dei mezzi che ne consentono la quotidiana attuazione». 

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