Il Tirreno

Prato

Il carcere dei suicidi

La Dogaia cenerentola di Sollicciano: a Prato più detenuti e 150 agenti in meno

di Paolo Nencioni

	Il direttore del carcere della Dogaia Vincenzo Tedeschi al consiglio comunale straordinario sul carcere
Il direttore del carcere della Dogaia Vincenzo Tedeschi al consiglio comunale straordinario sul carcere

Il paradosso dei numeri è stato ricordato dal direttore Tedeschi al consiglio comunale straordinario sulla situazione della casa circondariale

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PRATO. Il carcere fiorentino di Sollicciano ospita attualmente 500 detenuti, quello di Prato 603. Ma a Sollicciano ci sono 150 tra ispettori e agenti di polizia penitenziaria in più di quelli in servizio alla Dogaia. Sta tutto in questi numeri paradossali, ricordati ieri dal direttore reggente Vincenzo Tedeschi, il “caso Dogaia”, la casa circondariale italiana con il più alto numero di detenuti che nell’ultimo anno si sono tolti la vita, cinque. Tedeschi ne ha parlato ieri mattina nel corso del consiglio comunale straordinario sulla situazione del carcere. Una seduta alla quale erano stati invitati anche i rappresentanti del governo, dal ministro Carlo Nordio in giù, che però non si sono presentati. Né il titolare del dicastero della Giustizia e nemmeno i suoi tecnici, come ha ricordato polemicamente la sindaca Ilaria Bugetti.

L’accusa di Tedeschi

Ascoltando le parole del direttore Tedeschi si è capito che il problema alla Dogaia non è tanto di capienza (603 detenuti sui 586 che ci dovrebbero stare) quanto di distribuzione del personale. E questa è una competenza del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia. Quel dipartimento che negli ultimi mesi ha trasferito molti detenuti, spesso “problematici”, da Sollicciano a Prato, dopo i disordini scoppiati lo scorso 4 luglio nel carcere fiorentino in seguito al suicidio di un giovane detenuto (dettero fuoco ad alcune celle), ma che poi si è dimenticato di trasferire anche un po’ di agenti e di ispettori della Penitenziaria, come farebbe una qualsiasi impresa privata che voglia funzionare.

Trasferimenti difficili

Evidentemente quando c’è di mezzo lo Stato, le regole sono altre. È facile trasferire un detenuto, più difficile trasferire chi lo deve sorvegliare. Un «problema di distribuzione del personale» lo ha pudicamente definito il direttore Tedeschi. A Prato agenti e ispettori sono 210 (in rapporto di quasi uno a tre coi detenuti) e ne mancherebbero 70. Qualcuno, oltre che da Sollicciano, potrebbe essere trasferito dal tranquillissimo carcere di Pistoia, dove dicono che il rapporto sorveglianti/detenuti sia di uno a uno. Ma tant’è.

Una consulta per il carcere

Nel corso del consiglio straordinario è stata approvata all’unanimità una mozione che impegna la sindaca a istituire una Consulta del carcere, anello di congiunzione tra le associazioni che lavorano nel carcere e le istituzioni locali. E un ordine del giorno che impegna la stessa sindaca a chiedere aiuto a Stato e Regione per diminuire il numero dei detenuti e aumentare quello della polizia penitenziaria.

Il governo assente

«Oggi c’è un grande assente qui, il governo – ha detto Ilaria Bugetti – Grande perché è il governo ad avere la competenza esclusiva sul sistema penitenziario nonché l’obbligo di dare piena applicazione al principio costituzionale di una pena detentiva che sia rieducativa e volta al reinserimento del detenuto nella società. Un principio che al momento non trova accoglimento alla Dogaia».

«Ieri il ministro Nordio era a Firenze – ha aggiunto la sindaca – Ci avrebbe fatto piacere fosse rimasto qualche ora in più per partecipare al Consiglio di oggi. Avrebbe dimostrato di non essere indifferente a quanto denunciamo da tempo sulle condizioni disumane in cui vivono i detenuti e operano gli agenti di polizia penitenziaria. I suicidi e le aggressioni sono la punta di un iceberg enorme che deve essere sciolto con un’azione forte e sinergica. L’indifferenza è complicità. Noi non ci voltiamo dall’altra parte e anche stamani siamo qui tutti insieme, maggioranza e opposizione, per ribadirlo insieme a chi opera per e con la casa circondariale di Prato. Per questo chiedo al presidente del Consiglio comunale Lorenzo Tinagli, di inviare al Ministero la documentazione che ci è stata consegnata dai sindacati di polizia e dagli enti e dalle associazioni che collaborano con la Dogaia, nonché la trascrizione degli interventi e del dibattito di stamani. Non ci stancheremo di chiedere a Roma un intervento concreto per eliminare le criticità che da troppo tempo affliggono la nostra casa circondariale. Finché non vedremo una svolta, una presa in carico seria del problema, continueremo a bussare al governo e a fare la nostra parte al fianco di chi ogni giorno si impegna con i propri strumenti per migliorare le condizioni in cui vivono i detenuti. Noi ci siamo e continueremo a esserci». 

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