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Prato, un abito da sposa macchiato di sangue per lottare contro la violenza sulle donne

Prato, un abito da sposa macchiato di sangue per lottare contro la violenza sulle donne

E’ il simbolo della mostra che è stata inaugurata nella sede della Pubblica Assistenza

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PRATO. In concomitanza con la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, indetta per il 25 novembre, si tiene a Prato un’esposizione esclusiva dell'Associazione nazionale antiviolenza "Senza Veli Sulla Lingua" in collaborazione con "Freedom Power Impresa Sociale" e Pubblica Assistenza “L’Avvenire”, col patrocinio di Comune e Provincia di Prato. Questo il titolo dell’esposizione: “L’Abito del sogno infranto. Quando un’idea diventa un simbolo”, tenuta nella sede centrale della Pubblica Assistenza, in via San Jacopo. L’esposizione dell’Abito si protrarrà fino al 30 novembre e sarà presente in varie città italiane. 

Inoltre, è fissata per oggi, sabato 23, la seconda edizione della “Camminata in Rosso”, con partenza alle 10,30 davanti alla Questura di Prato. Un appuntamento aperto a tutti: donne, uomini e bambini, con la richiesta di indossare qualcosa di rosso. La camminata è in simultanea con altre camminate in rosso in Italia di Senza Veli Sulla Lingua. Sempre nella giornata di oggi, alle ore 17,30, nella Sala del Gonfalone della Provincia di Prato, in via Ricasoli, si terrà il convegno “Da Istituzione a Istituzione, gli aiuti operativi, medici e associazionistici alle donne in stato di fragilità”. Un appuntamento introdotto dai saluti istituzionali del presidente della Provincia di Prato, Simone Calamai, del presidente della Pubblica Assistenza Piero Benedetti e Anna Rita Santoro, presidente della terza Circoscrizione Lions International. A moderare sarà Patrizia Scotto di Santolo, vicepresidente dell’associazione Senza Veli sulla Lingua. Tre i momenti di approfondimento previsti. Aprirà Andrea Belelli, vice questore aggiunto e dirigente della squadra mobile della Questura di Prato sul tema “Gli interventi a tutela delle fasce deboli, azioni di contrasto alla violenza di genere”. Seguirà Monica Pieraccioli, medico del pronto soccorso, sul tema: “Accoglienza del codice rosa in pronto soccorso: le vie di accesso, le modalità, l’assistenza”. Concluderà Elisabetta Cioni, Officer distrettuale Lions e vicepresidente vicaria della Pubblica Assistenza sul tema: “L’esperienza della partecipazione femminile all’interno degli enti e delle realtà associazionistiche cittadine. 

Tornando al tema dell’esposizione, “L’abito bianco – spiega Patrizia Scotto di Santolo, Vicepresidente – rappresenta una donna, una sposa con la sua storia d’amore che sfocia però in violenza. Un percorso di salvezza concettualmente rappresentato dall’abito con le macchie di colore rosso sangue, simboli di dolore e al contempo rinascita. L’abito quale protagonista assoluto si impone a chi lo osserva per i sentimenti contrastanti che esso suscita: amore, vergogna, inadeguatezza, terrore, paura, impotenza, ma anche consapevolezza e liberazione”.

Da parte sua, Piero Benedetti sottolinea: “Il filo conduttore è il colore bianco che, all’occhio attento dell’ osservatore all’improvviso, inizia a macchiarsi intaccando la purezza dell’amore fino a divenire rosso, culmine della sofferenza. Il giorno contro la violenza sulle donne è tutti i giorni e l’abuso contro di esse un crimine che va punito perché le priva del diritto all’uguaglianza, sminuisce la loro dignità umana e limita le opportunità per le libertà fondamentali. L’ Abito è dedicato alle vittime di femminicidio, e monito affinché l'opinione pubblica su tale drammatico fenomeno che nel nostro paese registra dati ancora allarmanti, non abbassi più lo sguardo”.

Elisabetta Cioni aggiunge: “La violenza contro le donne è un fenomeno complesso che va affrontato non più solo come un'emergenza, ma con interventi globali e strutturali di lunga durata e di più ampio respiro, che vedano un necessario coordinamento tra le varie politiche per dare risposte efficaci e per mettere al centro i diritti umani delle vittime. Occorre un salto di qualità che porti a una condivisione tra i vari attori coinvolti al fine di creare un a cultura comune nella lotta contro la violenza sulle donne. È necessario far perdere alle misure contro la violenza il carattere di straordinarietà e frammentarietà e arrivare ad una governance precisa che dica chi deve fare cosa e in che tempi, attuando poi un monitoraggio permanente con indicatori chiari”. 

Da non sottovalutare è l'aspetto economico. “La violenza contro le donne – conclude Patrizia Scotto di Santolo – non è solo un fenomeno sociale ma anche economico: la violenza genera costi economici non solo nel caso estremo di femminicidio, ma anche nei casi di violenza perpetrata e reiterata nel lungo periodo. Pertanto l’uscita dalla violenza passa anche attraverso l'indipendenza economica delle donne e il recupero della loro autonomia sotto il profilo occupazionale, economico e sociale. È quindi necessario promuovere l'autonomia lavorativa delle stesse, al fine di ridurne la vulnerabilità ed esposizione alla violenza. Bisogna passare da una visione esclusivamente assistenziale delle vittime, a un percorso di sostegno e orientamento delle loro capacità e potenzialità, nella prospettiva di restituire loro piena dignità ed autonomia sotto ogni profilo. A questo proposito l’associazione nazionale Senza Veli sulla Lingua ha creduto nello strumento dell’impresa sociale che permette l’inserimento di donne in stato di fragilità e svantaggiate nel mondo del lavoro”.

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