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L’indagine

Prato, la Finanza scopre truffa da 60 milioni sulla vendita delle auto di lusso: il sistema e il giro di affari

Prato, la Finanza scopre truffa da 60 milioni sulla vendita delle auto di lusso: il sistema e il giro di affari

Il comando provinciale delle Fiamme gialle ha collaborato con la magistratura tedesca in un’inchiesta sul mancato pagamento dell’Iva

21 febbraio 2024
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PRATO. È partita da Prato un’indagine della guardia di finanza che dopo mesi di accertamenti ha portato alla scoperta di una vasta frode nel commercio di auto di lusso e che si è conclusa col sequestro di 35 veicoli e di un milione di euro, solo una piccola parte del provento della frode realizzata col mancato pagamento dell’Iva per vetture acquistate in Germania e vendute in altri stati dell’Unione europea.

Duemila le auto coinvolte

Sono circa 2.000 le auto coinvolte nell’affare, per un prezzo medio compreso tra i 60.000 e i 70.000 euro. L’Iva non versata ammonta a circa 60 milioni di euro. A far scattare gli accertamenti è stata la denuncia di un cliente presentata alla Finanza di Prato.

Sotto il coordinamento della Procura europea, uffici tedeschi di Colonia e Monaco e dell’ufficio italiano di Bologna, i militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Prato hanno contribuito a riscontrare un’ingente frode fiscale nel commercio di autoveicoli di lusso, a seguito della quale sono state eseguite oltre 130 perquisizioni e tre misure cautelari eseguite nei procedimenti dalla Procura europea di Colonia e Monaco oltre al sequestro di un milione di euro giacente in conti correnti tedeschi e 35 autovetture di lusso.

La frode carosello

Le attività investigative condotte dai finanzieri del Gruppo di Prato hanno fornito un importante supporto nel disvelare un’organizzazione che si è avvalsa di aziende tedesche per vendere in modo fraudolento automobili – sia usate che nuove – dalla Germania ad altri stati membri, utilizzando una frode “carosello” sull’Iva intracomunitaria, sfruttando le norme dell’Unione europea sulle cessioni transfrontaliere tra suoi Stati membri.

Il sistema

In buona sostanza, gli indagati avrebbero acquistato veicoli su larga scala da vari concessionari di automobili tedeschi, per poi utilizzare una rete di società di comodo e fatture false per simulare la vendita dei veicoli ad altri Stati membri, al fine di eludere il pagamento dell’Iva. Le società di comodo italiane sono state registrate a nome di prestanome che si sono sostituiti formalmente alle controparti effettive coinvolte nell'acquisto e nella vendita delle autovetture da immatricolare. Pertanto, il sistema di transazioni commerciali fittizie ha permesso l’immatricolazione in Italia delle vetture direttamente a nome dell’acquirente finale, senza generare alcun debito fiscale in capo ai rivenditori effettivi (perlopiù costituiti da concessionari di auto di lusso usate multimarca), poiché le auto risultavano consegnate a società commerciali, molte delle quali risultate delle mere cartiere, che non adempiono ai propri obblighi fiscali nel proprio paese.

L’Iva evasa

Il sistema illecito messo in piedi dall’organizzazione criminale ha causato un danno stimato di oltre 60 milioni di euro in termini di Iva evasa solo in Germania, e ha contribuito a un’ulteriore vasta evasione fiscale in Italia.

L’indagine

L’indagine è stata condotta con il supporto di Europol, degli uffici investigativi fiscali tedeschi di Monaco di Baviera (Ufficio delle imposte di Monaco – Ufficio di investigazione fiscale), dall’Ufficio delle imposte per questioni fiscali penali e Investigazione fiscale di Colonia, e ha visto impegnate le Fiamme Gialle in numerose perquisizioni, effettuate contemporaneamente in Germania e in Italia nelle regioni del Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio, Campania e Puglia.

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