Prato, cinquanta clochard in centro: «Sono pendolari dello spaccio»
Fanno la spola tra Prato e Firenze per recuperare la droga. Di queste persone soltanto in 8 vorrebbero rientrare nei percorsi di inserimento sociale del Comune
PRATO. Vivono sulla strada e gravitano soprattutto nelle zone del centro storico, Soccorso e via Valentini. Vite ai margini e, sempre di più, alcune finite nel tunnel della dipendenza da droghe e alcol. In questo periodo una cinquantina di persone si trova sotto la lente d’osservazione dell’assessorato alle politiche sociali. «Di queste 50, soltanto otto vorrebbero entrare nei percorsi di reinserimento sociale. Rispetto al 2022 le persone sulla strada sono aumentate di qualche decina di unità: è aumentato il numero di estreme povertà ma anche quello dei posti di accoglienza».
A dare il polso della situazione attuale di disagio e marginalità è il vicesindaco Simone Faggi, delega alle politiche sociali: lo fa dai banchi della commissione 5 presieduta da Rosanna Sciumbata. Ultimamente i temi dello spaccio e della droga in centro (ma non solo) sono tornati prepotentemente di attualità. Dal 2016 l’amministrazione comunale porta avanti due progetti per il contrasto alle marginalità sociale, “Outsiders” e operatori di strada: due linee di intervento che costano all’amministrazione 160mila euro all’anno, frutto di cofinanziamenti con la Regione e Società della salute.
I due progetti non vanno a intercettare necessariamente le stesse tipologie di persone. In “Outsiders” prevale un aspetto di prevenzione sanitaria e riduzione del danno: le unità di strada fanno quattro uscite alla settimana, avvicinano i tossicodipendenti e provano a indirizzarli verso percorsi di recupero intervenendo sotto il profilo igienico così da evitare lo scambio e abbandono di siringhe. «Gli operatori di strada ci riportano il racconto di quello che accade nella nostra città – racconta Faggi – in questo momento la base dello spaccio che corre lungo l’asse ferroviario Firenze-Prato-Pistoia è l’area fiorentina delle Cascine».
Un altro filone è l’accompagnamento delle persone in difficoltà creando percorsi di uscita dalla marginalità attraverso luoghi dedicati come le due strutture di “housing first” (alberghi diurni) per senzatetto in viale Borgovalsugana e quella in via Fiorentina per uomini soli. Rispondendo a una domanda della consigliera di Fratelli d’Italia Patrizia Ovattoni, che proponeva di unificare i due progetti per ottimizzare le risorse lamentando la presenza di siringhe abbandonate nei giardini, Faggi replica che anzi ben vengano più risorse da investire. «Quelle degli operatori di strada sono figure fortemente volute durante la prima giunta Biffoni. Sono uno strumento riconosciuto di contrasto alle marginalità. Non c’è discussione che tenga a prescindere dal colore politico delle amministrazioni».
La presidente della commissione Rosanna Sciumbata, medico di medicina generale, ha ricordato i costi per la sanità pubblica degli antivirali contro l’epatite per sottolineare l’importanza della prevenzione. In questo momento suona un campanello d’allarme: la tenuta socio-economica della città.
«Questa è in difficoltà perché assistiamo a una crescita degli elementi di marginalità su cui incide anche la presenza dei Cas sul territorio – ammette il vicesindaco. «Un sistema fragile, quello dei centri di accoglienza straordinaria – aggiunge – ma lo diciamo da tempo: nel momento in cui un soggetto termina il percorso di richiesta asilo rischia di precipitare in situazioni di marginalità».