I nostri soldi
Papalini, la bancarotta dello stento: processo 20 anni dopo il fallimento
Crack milionario nel 2003, ma si rievocano presunti reati del secolo scorso. L’azienda era leader nel settore dei carrelli elevatori: 4 imputati devono rispondere di ingenti distrazioni
PRATO. A maggio saranno passati 20 anni dal fallimento della Papalini srl, società pratese leader nella costruzione e commercializzazione di carrelli elevatori. Eppure chi fosse capitato lunedì mattina in Tribunale si sarebbe imbattuto nell’ennesima udienza del processo per bancarotta che vede imputati gli ex amministratori della società. Una presunta bancarotta milionaria il cui primo atto distrattivo (105 milioni) viene indicato in lire anziché in euro perché risale addirittura al 1996.
Non è uno scherzo. È tutto vero. Al secondo piano del Palazzo di giustizia si sta celebrando un processo per fatti accaduti in un altro secolo, tanto che la posizione di uno dei cinque imputati è stata stralciata per l’impossibilità di partecipare coscientemente al processo, essendo troppo vecchio. Sono rimasti l’ex amministratore delegato e vero “dominus” Mario Salucci (difeso da Michele Nigro), l’ex consigliere delegato Ferdinando Lido Lombardi (difeso da Domenico Mariani), l’ex consigliere di amministrazione Mario Palombo e l’imprenditore Stefano Bellucci per un capo d’imputazione del tutto residuale, la presunta distrazione di 15.000 euro. Ben altre cifre ballavano il 29 maggio 2003 quando il curatore fallimentare Stefano Conti si presentò nella fabbrica di via Onorio Vannucchi per annunciare agli operai increduli che l’azienda era fallita. Un vero fulmine a ciel sereno perché negli ultimi tempi ai dipendenti era stato chiesto di fare gli straordinari.
Solo due anni prima l’amministratore Salucci sembrava interessato a comprare il Livorno calcio da Aldo Spinelli e nel 2000 la Papalini aveva annunciato di aver preso la gestione del terminal portuale di Brindisi insieme a una società di Malta. Poi si scoprirà che Salucci era stato costretto a pagare una tangente all’allora sindaco della città pugliese, arrestato.
Ma non è stato quello il motivo del fallimento. Per la Procura di Prato la Papalini è caduta perché nel corso degli anni i suoi amministratori l’hanno depredata, ai danni, dopo il fallimento, di una buona parte degli 800 fornitori sparsi per l’Italia. Il processo, non si è capito bene perché, è stato istruito a Siena e poi è tornato a Prato alla vigilia della più che probabile prescrizione. L’ennesima conferma di una giustizia troppo lenta.