Un francobollo per i 300 anni del Carmignano
Doppio annullo a Prato e a Verona per la Doc (forse) più antica del mondo
PRATO. Un doppio appuntamento, per tutti i gourmet di Bacco e i filatelici. I festeggiamenti per i trecento anni del vino di Carmignano, che dal 1716 e grazie ad un bando del granduca Cosimo III dei Medici può fregiarsi della Doc forse più antica al mondo, iniziano con una francobollo ed un annullo speciale. Una doppia festa, a Carmignano e a Verona, dove il 10 aprile si apre la cinquantesima edizione del salone del vino che terrà banco fino a mercoledì. «Un'edizione importante» racconta Fabrizio Pratesi, presidente dei viticoltori del Montalbano. Trecento anni fa non esistevano denominazioni di origine e consorzi di tutela. Ma a Carmignano, come nel Chianti, a Pomino e a Rufina, c'era qualcosa che gli assomigliava molto, ovvero congregazioni chiamate a vigilare sul rispetto delle norme nella produzione. La qualità di questi quattro vini andava infatti tutelata per il "decoro della Nazione" , che allora era la Toscana tutta. «Fu una grande intuizione, per niente improvvisata» racconta Pratesi.
Francesi e spagnoli ci misero molto di più, almeno un secolo, per capire che in certe zone il vino veniva meglio di altre e ne era importante la tutela contro eventuali sofisticazioni. I Medici fecero da apripista. Ma del resto a Carmignano, all'ombra della villa medicea e della fattoria di Artimino che erano diretta proprietà dei granduchi, si sperimentavano fin dal Seicento modi nuovi di coltivare la vite e affinare i vini in botte.
Un altro vanto e primato. Si studiava quello che accadeva oltralpe. E dal Cinquecento il sangiovese si sposava pure al Cabernet o al Carmenere, vitigno molto simile, trapiantato in Toscana quando Caterina dei Medici salì sul trono di Francia. Tutto ciò avveniva quattro secoli prima che diventasse ovunque di moda. Al Vinitaly di Verona il Consorzio sarà presente con uno stand rinnovato e un'immagine coordinata tutta dedicata al ricordo del bando del granduca firmato nel lontano 1716. Sei produttori avranno in fiera anche una vetrina tutta loro.
L'anima di un vino spesso non può infatti essere scissa dalla sua storia. Ti aiuta a capirne gli odori e aromi. Almeno così è per il Carmignano, che grazie a un disciplinare rigoroso ma anche versatile lascia ad ogni singolo produttore ampi spazi di interpretazione. Così vocazione e tradizione, intesa come una linea che comunque si muove nel tempo, convivono come innovazione e sperimentazione: da sempre le parole più adatte per raccontare i vini di Carmignano che si affinano negli anni in botte e in bottiglia. Tre Doc, una Docg e duecento ettari vocati (o poco più) ne fanno uno dei consorzi più piccoli d'Italia, rinato alla fine degli anni Sessanta del Novecento dopo una parentesi lunga quasi trent'anni che avevano confinato il Carmignano all'interno del Chianti. Oggi sono undici i produttori che ne fanno parte, di cui molti piccoli, quattordici quelli che imbottigliano. E oggi come un tempo il Carmignano pare più conosciuto all'estero che in Italia. Su quasi due milioni di bottiglie comprese le Igt, almeno sei su dieci (e per qualche azienda anche più) varcano le Alpi e l'Oceano. «Va bene, ma dobbiamo imparare ad essere ambasciatori anche a casa nostra» sottolinea Pratesi, un obiettivo a cui il presidente del Consorzio tiene molto. A partire da questo Vinitaly che si preannuncia con una presenza di operatori ancor più selezionata di sempre. Intanto lunedì ci sarà la presentazione del francobollo, parte della serie dedicata da poste italiane alle terre del vino.
Sarà presentato a Verona e in contemporanea al Museo del vino di Carmignano, dove, in palazzo comunale, dalle 10.30 alle 16.30 appassionati e curiosi potranno acquistare la cartolina con l'annullo speciale del giorno di emissione. Da conservare magari assieme al libro, stampato due anni fa dal Comune, che racconta storia e curiosità.