"Ho riconosciuto nel video mia zia: mi fanno pena"
Incontro tra parenti e Asl nella Casa di riposo di Narnali. "Parlare con la responsabile era impossibile: sempre chiusa nel suo ufficio". E c'è chi chiede che il personale non coinvolto rimanga nella struttura
PRATO. “Ho riconosciuto dal video mia zia, (video) non provo rabbia ma pena per chi l'ha maltrattata, posso cercare di capirli, ma non giustificarli. Non la trasferirò in un'altra struttura”. Roberta è molto calma e razionale e lunedì 13 luglio, come tanti altri familiari (anche di ospiti che ormai non sono più nella struttura), si è recata alla riunione indetta dall'Asl per avere spiegazioni su quanto è accaduto alla Rsa di Narnali, convocata dal direttore sanitario Simona Carli accompagnata dal direttore della Società della salute Michele Mezzacappa. Assente la responsabile della struttura e i rappresentanti del Consorzio Astir. Nonostante i gravi fatti nessun familiare è intenzionato a chiedere il trasferimento in un' altra struttura.
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“Ormai il bubbone è scoppiato - spiega un parente – e quindi con i riflettori puntati addosso staranno più attenti”. Il clima all'interno della Rsa è caldo sotto tutti i punti di vista: i familiari chiedono spiegazioni e la direttrice sanitaria ripete ancora una volta che l'appalto con Astir è stato rescisso e tutto il personale Asl è stato trasferito. “Mi è stato chiesto più volte di lasciare in servizio chi non è stato coinvolto - spiega Carli - ma ho deciso di lanciare un segnale chiaro di cambiamento. I tecnici stanno già lavorando per preparare il nuovo appalto che coinvolge anche il servizio di guardaroba e di pulizie. Intanto per qualche giorno ancora ci sarà l'affiancamento al personale del ramo commerciale della Misericordia che è subentrato al posto di quello del Consorzio”.
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Le parole di Carli non piacciono a tutti. “Abbiamo chiesto che anche lei si dimetta - spiega il cognato di una paziente - non capisco come mai la direttrice della struttura non è stata richiamata dalla ferie e obbligata a partecipare all'incontro: è lei che aveva i contatti con il personale. La stessa Carli ha ammesso che c'è un clima omertoso all'interno della struttura”.
Alla responsabile della Rsa, che quasi tutti concordano nel dire che stava sempre chiusa nel suo ufficio ed era quasi impossibile avere un incontro, i familiari avrebbero voluto chiedere spiegazioni. “Mia madre è stata ricoverata in questa struttura nel luglio del 2014, non ho notato nessun segno di percosse - ricorda Lucia Maggio - ma quando è tornata a casa non aveva più la fede nuziale. Non se l'era mai tolta dal giorno che si è sposata. Ho chiesto spiegazioni alla direttrice, ma non ne ho avute. Questa è l'occasione per avere finalmente delle risposte”. Che i furti fossero all'ordine del giorno era noto a tutti. “Ho un parente ricoverato – racconta Enrico Materis - e ci siamo accorti che spesso veniva vestito con abiti non suoi, che alcuni oggetti personali sono spariti e anche dei soldi. Toccava alla direttrice della struttura dare spiegazioni di quanto accaduto”.
Qualcuno, uscendo dall' incontro, che è durato un paio di ore, è perplesso su come è stato gestito. “Sono l'amministratrice di sostegno di una paziente - spiega Letizia Liguori - non sono coinvolta emotivamente in questa faccenda e quindi ho una visione diversa rispetto ai parenti: avrei voluto capire come da ora in poi si procederà con i controlli: io non vengo a trovare la mia assistita tutti i giorni e quindi voglio avere la tranquillità che le regole vengano rispettate. Uscendo da questo incontro non ho questa certezza. Ora mi confronterò con i parenti e il giudice e poi decideremo come muoverci”.
Altri, come Alessandro Renzo sono molto arrabbiati, tanto da lasciare la riunione sbattendo la porta. “Mia zia è ricoverata in questa struttura e nessuno mi dice cosa sta accadendo. Questo è un lager, non ci sono altri termini per definirlo”. Intanto tornano alla memoria tanti episodi che in altre circostanze sono stati sottovalutati. “Non mi sono accorta mai di nulla - spiega Roberta Borciani - ma se ci penso bene mia madre un paio di mesi fa aveva un brutto livido, ho domandato cosa fosse successo, ma non ho ottenuto risposta. Ora ho un dubbio. Nei fotogrammi non ho riconosciuto la mamma, ma so che esistono altri filmati che probabilmente sarò chiamata a visionare insieme agli inquirenti. Credo che sia stato giusto rimuovere tutto il personale, chi non ha partecipato ha comunque taciuto, pur sapendo, e quindi è comunque colpevole”.
Di diverso parere invece Alma Mannelli. “ Stanno creando un ulteriore disagio ai ricoverati spostando anche il personale innocente. Mio marito è stato ricoverato qui prima di morire e questo personale è stato meraviglioso. Non dobbiamo fare di tutta l'erba un fascio e soprattutto confondere il diurno con la Rsa. Sono due mondi completamente diversi”. Durante l'incontro è stato messo a disposizione anche uno psicologo dell'Asl per aiutare i parenti. “Ci servono fatti concreti non scuse o psicologi – sbotta Annamaria Meola - si rimpallano le colpe. Mio padre non è autosufficiente e si trovava nella stessa sezione dei maltrattati. Uscendo da questo incontro non ho la certezza che anche lui abbia subito dei maltrattamenti”.
Intanto giovedì alle 21 è confermata la fiaccolata “Giù le mani dai nonni di Narnali” con ritrovo nel piazzale della Misericordia.
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