Ottomila biciclette rubate l’anno scorso
Ma ormai soltanto una minoranza di derubati sporge denuncia. I dati inquietanti del Registro italiano
PRATO. Oltre 8mila biciclette rubate in provincia di Prato nel 2012, su un parco totale di poco più di 61mila. Ben 550 biciclette nuove o di recente acquisto rubate nel corso dell’anno su circa cinquemila vendute.
I numeri diffusi dal Registro italiano bici sono fin troppo eloquenti e fanno ipotizzare un danno economico che supera il milione di euro: una piaga devastante e che ha provocato negli anni una sorta di assuefazione, tanto che ormai sono relativamente pochi i cittadini che sporgono denuncia. Un peccato, perché l'uso della bicicletta per coprire distanze più o meno lunghe sta prendendo sempre più piede: vuoi per un fattore economico, ecologico o per entrambi.
A Prato il problema è lontano dal trovare una soluzione: è terminata infatti a novembre scorso l'esposizione delle biciclette rinvenute o sequestrate dalle volanti di Polizia nella nostra città, esposizione che ha consentito a qualche mezzo di ritrovare il proprio padrone. I furti di biciclette, soprattutto a danni di pendolari o studenti, sembrano essere diventati pane quotidiano: se nel 2008 sono stati poco meno di 500 quelli denunciati in tutto il territorio pratese, negli ultimi anni c'è stata una vera e propria escalation, e nel 2012 si è arrivati a denunciare circa 700 biciclette scomparse in un anno.
Non c'è un vero e proprio luogo preferito dai ladri di biciclette: sembrano essere sparsi su tutto il territorio cittadino, anche se pare si concentrino soprattutto nel centro storico, vicino alla stazione centrale e in via Pistoiese; in questo caso la microcriminalità non ha confini precisi. Non tutti i furti sono di piccola entità: la bicicletta di Giovanni, studente di Economia al polo universitario di Novoli, valeva quasi 400 euro: «Era attrezzata per il turismo su lunga distanza - spiega - con borse laterali e accessori del genere: la lasciavo sempre legata alle inferriate sul retro della stazione centrale di Prato per mancanza di un ricovero adeguato ma, evidentemente, qualcuno era munito di tronchesi adatte anche al mio lucchetto».
Lucchetti che, come le tronchesi, paiono essere in continua evoluzione: «Sono tre volte che mi rubano la bicicletta - spiega la signora Maria Luisa, che vive nel centro storico di Prato da tutta la vita - erano mezzi vecchi che appartenevano alla mia famiglia da sempre, ma il valore affettivo superava quello economico. Quella che uso adesso è non solo la quarta, ma anche l'ultima: me le hanno letteralmente finite, ci metterò un cartello».
Come tanti ciclisti, anche la signora si è rivolta alla mesticheria più vicina a casa per avere consigli su quale lucchetto è meglio usare: bocciati quelli sottili coperti di gomma, troppo facili da tagliare, promosse le vere e proprie catene ad anelli squadrati coperte di gomma colorata: più difficili da acchiappare con le tenaglie e più resistenti ma, ovviamente, non indistruttibili.
«Ciò di cui si sente il bisogno, soprattutto per chi usa abitualmente la bicicletta, sono ricoveri adatti - dice Mattia, anche lui studente universitario, anche lui orfano del suo mezzo causa furto alla stazione - un minimo di sicurezza in più. Le rastrelliere non danno certezze, è facile tornare e trovare la ruota ancora attaccata al lucchetto, e il resto della bicicletta sparito». Un aiuto pare venire dalla rete: su internet è infatti attivo il portale www.rubbici.it, dove segnalare ritrovamenti, furti e biciclette sospette in tutta Italia, mentre Easytag, vedi altro servizio, propone un rimedio più risolutivo.
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