Tennis, gli anni di Sinner a Santa Croce: «In campo faticava, ma dava lezioni di educazione»
Il presidente del Tennis Club Simone Martini ricorda le esperienze del campione al torneo Sabatini: «Non poteva ancora avere l'attitudine alla partita dei ragazzi più grandi di lui, ma quando iniziava a giocare si trasformava»
SANTA CROCE. A Santa Croce ricordano ancora bene la faccia timida e piena di lentiggini di quel ragazzino, alto e magrissimo, che prima di andarsene si preoccupò di passare a salutare e ringraziare gli organizzatori.
«Un bimbo – rammentano oggi – riservato e educatissimo», arrivato nel Valdarno con una valigia carica di sogni ma solo in compagnia del suo allenatore, senza genitori al seguito. Come tanti altri campioni, anche Jannik Sinner, il vincitroce dell’Australian Open 2024, ha calcato per ben due anni la terra rossa dei campi del Tennis Club Santa Croce, partecipando nel 2017 e nel 2018 a quell'incredibile vetrina di giovani talenti che è il torneo Sabatini, la storica competizione che ogni anno porta ai piedi di Poggio Adorno i più promettenti atleti del tennis mondiale.
«Ci dissero che il ragazzo prometteva bene», ricorda il presidente del Tennis Club, Simone Martini, sottolineando come Sinner, entrambe le volte, arrivò al torneo solo grazie alla wild card, l’invito riservato a ragazzi di prospettiva che non hanno i punti necessari per partecipare alla competizione. «Ogni anno riserviamo due wild card. E per due edizioni di fila una di queste è stata per Sinner. Direi che non ci eravamo sbagliati», scherza Martini, ricordando che fu l’allenatore Riccardo Piatti (con cui il campione altoatesino ha lavorato fino al 2022) a suggerire agli organizzatori di Santa Croce di dare un'opportunità a quel ragazzo dai capelli rossi. «Jannik non aveva i punti per partecipare perché all’epoca gli facevano fare solo i tornei dei grandi – spiega Martini – senza badare dunque la classifica giovanile a cui i suoi allenatori non erano interessanti. Di fatto puntavano già a creare un professionista».
Un talento ancora in divenire, all’epoca, quando Sinner aveva appena 15 e 16 anni: eliminato quasi subito nella prima partecipazione del 2017, fu costretto a ritirarsi l’anno successivo a causa dell’influenza, anche se alcuni tratti del futuro campione erano già tracciati. «Chiaramente non poteva ancora avere l'attitudine alla partita dei ragazzi più grandi di lui – dice Martini – ma quando iniziava a giocare si trasformava, mostrando una certa capacità di tenere il campo e giocando sempre sulla linea. Il fatto di essere altoatesino, con un carattere più riservato e meno passionale, forse è stato fin da subito uno dei suoi punti di forza».
Anche per questo il successo negli Australian Open non è affatto una sorpresa per i vertici del Tennis Club Santa Croce. «Dal 2019 ho capito che sarebbe stato un predestinato – riprende il presidente – soprattutto dopo la vittoria nel Next Generation di Milano. Già allora si vedeva che a livello di tecnica era devastante, anche se la vera forza forse sta soprattutto nella testa. Secondo me può diventare il numero uno del mondo. Quando gioca sembra un uomo in missione».
Già, ormai un uomo. Un campione assoluto, ma che solo pochi anni fa arrossiva davanti agli organizzatori del Torneo Sabatini. «Era molto timido ma al tempo stesso estremamente educato – conclude Martini – entrambe le volte che è stato qui, prima di andarsene, venne a ringraziarci del regalo che gli avevamo fatto invitandolo a Santa Croce».