Addio a Giuseppe Matteoli, ex operaio della Piaggio e fabbro che aiutava tutti in paese
Pontedera, l’uomo era malato da tempo ed è morto nell’abitazione di famiglia a 83 anni. Il ricordo del figlio: «L’ho sempre visto lavorare dandoci la possibilità di portare avanti le nostre passioni»
PONTEDERA. Per anni è stato un operaio molto conosciuto alla Piaggio, ma anche un fabbro nel paese dove abitava con la famiglia, Il Romito. Giuseppe Matteoli era una mosca bianca per l’epoca. Regolarmente dipendente della fabbrica della Vespa e possessore di Partita Iva per la sua seconda occupazione. «Con cui pagava regolarmente le tasse fino all’ultima lira», racconta Alessandro, uno dei due figli insieme a Simone. Malato da tempo, si è spento a 83 anni nell’abitazione di famiglia, circondato dall’amore dei suoi cari. La salma è esposta all’obitorio dell’ospedale Felice Lotti di Pontedera dove rimarrà fino a domani pomeriggio (9 dicembre), quando il corteo funebre la porterà alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Madre della chiesa al Romito dove alle 14 sarà celebrato il funerale.
Lascia la moglie Michelina Vitillo e i due figli. Simone è insegnante di religione all’istituto Fermi di Pontedera. Alessandro, invece, è un geometra titolare di un’impresa che si occupa di arredamento per le aziende ed è molto conosciuto in Valdera con lo pseudonimo di Spazialex, dj protagonista di numerose feste e iniziative popolari.
Ma oltre ai suoi più stretti familiari, Matteoli lascia un vuoto difficile da colmare per tutti quelli che lo hanno conosciuto. I colleghi della Piaggio, gli attrezzisti del reparto Due Ruote, con i quali ha condiviso anni di grande sviluppo, ma anche di preoccupazione per le difficoltà incontrate dal colosso della metalmeccanica. E i paesani della frazione nel comune di Pontedera che lo trovavano sempre pronto per un lavoro che nessuno sapeva fare.
Dall’officina nella fabbrica di viale Rinaldo Piaggio a quella sotto l’abitazione dove sono cresciuti i suoi figli. Praticamente tutti i giorni. Sempre al pezzo per portare avanti la famiglia, ma anche per rendersi utile e aiutare il prossimo. Una vita vissuta a pieno, con tanti sacrifici. Ma anche con enormi soddisfazioni.
«L’ho sempre visto al lavoro – dice ancora il figlio Alessandro – senza un rimpianto, continuamente con la voglia di fare qualcosa di buono. In questa maniera mia mamma ha potuto serenamente dedicarsi di noi figli. Simone ha avuto la possibilità di laurearsi. Io mi sono diplomato e ho frequentato i corsi per diventare dj. A tutti noi non è mai mancato nulla grazie a mio padre che, quando aveva due anni è rimasto orfano. Ma ha saputo portare avanti il “mestiere” di genitore come meglio non si potrebbe. Tanto che ho pensato spesso se sarei stato capace di essere all’altezza del compito, avendo visto lui all’opera. È stato un grande esempio per tutti e un punto di riferimento per le tante persone che lo hanno conosciuto al Romito».
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