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San Miniato, tartufo bianco a 3mila euro al chilo. E il prezzo potrebbe aumentare ancora – Le aspettative per l'annata

di Andreas Quirici

	Un tartufaio coi suoi cani alla ricerca del prezioso fungo ipogeo in bosco
Un tartufaio coi suoi cani alla ricerca del prezioso fungo ipogeo in bosco

La qualità del prodotto è buona ma la Toscana registra una disponibilità pressoché dimezzata rispetto a cinque anni fa

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SAN MINIATO. Un mese dall’apertura della stagione per la raccolta, tredici giorni all’appuntamento più importante, quello con la Mostra mercato del tartufo bianco di San Miniato in programma il 15 e 16, 22 e 23, 29 e 30 novembre. In prospettiva cresce di giorno in giorno l’attesa per questo evento che celebra un territorio e le sue eccellenze. Il tartufo, certo, ma anche tutti i prodotti enogastronomici della Rocca e dintorni, oltre agli elementi che ruotano attorno a questa manifestazione, soprattutto dal punto di vista culturale. Ma in questa fase la domanda degli appassionati riguarda due aspetti, la qualità e il prezzo. E la risposta è abbastanza semplice: ce n’è poco in giro e quel che si trova viene venduto a tremila euro il chilo. Un contesto che potrebbe far aumentare ancora il costo nei giorni della Mostra sanminiatese.

Il motivo lo spiega Monica Nacci dell’omonima azienda che commercializza tartufi: «La quotazione è di tremila euro al chilo, almeno per questa settimana. Se continua il trend che si è verificato fino a questo momento, di una raccolta che produce modiche quantità, il prezzo potrebbe salire. Purtroppo non dipende dalle condizioni del terreno, perché è ottimo. Il problema riguarda il sottosuolo e le radici che si devono adattare al cambiamento climatico in atto».

Eccolo l’elemento di rottura rispetto a qualche anno fa. Quelle che erano considerate “bizze” del meteo sono diventate condizioni “strutturali”. Col risultato che «rispetto a cinque o sei anni fa le quantità di tartufo in Toscana si sono dimezzate ed è da tre stagioni che si verifica questa situazione», come ha aggiunto Nacci. E dire che la partenza per la raccolta al primo ottobre, decisa dalla Regione Toscana, è stato un modo per cercare di adeguare la ricerca del tartufo ai cambiamenti climatici. Un posticipo della data di avvio che non sembra aver funzionato.

Tecnicamente parlando, però, la qualità sembra essere buona «Non c’è una grande disponibilità di prodotto – dice Guido Franchi, presidente dell’Associazione tartufai delle colline saniminiatesi – ma la qualità è discreta. Le precipitazioni sono state giuste, fino a questo momento, anche se sono mancate quelle di primavera. Se fossero arrivate quelle avremmo avuto una super qualità. Ma già così possiamo accontentarci in vista della Mostra mercato di San Miniato. Per quanto riguarda la pezzatura, invece, i tartufai ci riferiscono che nei boschi vengono trovati tartufi medio piccoli».

Un dettaglio non indifferente, questo, che influenza la commercializzazione. E di cui beneficiano soprattutto i privati. «Chi compra tartufo in questo periodo – riprende Franci – vuole preparare piatti nel giro di pochi giorni. E predilige pezzi piccoli, sia per il prezzo ridotto che per la necessità di non poterlo conservare adeguatamente. Pranzi o cene per poche persone a base di tartufo che deve per forza essere di dimensioni non elevate. Chi compra un etto di tartufo, per esempio, è un ristoratore o un amatore del prodotto facoltoso. E non se ne trovano molti».

Tutto deve essere ancora deciso in fatto di quantità e prezzi. Mentre San Miniato è al lavoro per limare i dettagli di una manifestazione che quest’anno celebra la sua 54ª edizione con l’obiettivo di essere sempre più se non la capitale del tartufo bianco in Italia, una delle città più importanti per questo genere di prodotto alimentare e culturale. 

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