La guida
Due e quattro ruote in stallo si ferma la metalmeccanica
Massiccio ricorso alla cassa integrazione e la ripresa è lontana
PONTEDERA. Alla Dumarey di Acciaiolo e San Piero a Grado 13 settimane. Alla Asso Werke dall’estate. E poi ci sono la Pieracci e la Soft di Fornacette, la Donati di Vicopisano, la Ristori di Montecalvoli, la Mitsuba di Pontedera. Ma l’elenco è ancora più lungo e tutti i nomi nella lista dei sindacati hanno due comuni denominatori: calo di produzione e cassa integrazione. Fornitori di componenti per auto, scooter e moto accomunati da uno stallo di commesse che, per ora, verrà gestito con gli ammortizzatori sociali. Ma che nasconde una forte incertezza per il futuro. Gli attuali accordi tra le società e i rappresentanti dei lavoratori hanno una scadenza compresa tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Ma poi non si sa cosa potrà succedere se è vero che le impressioni raccolte dai sindacalisti dagli imprenditori, ai tavoli delle recenti trattative, parlano di una possibile ripartenza solo intorno alla metà del prossimo anno.
Montagna di debiti
Situazioni fisiologiche, legate alle difficoltà del settore di riferimento, come per quelle aziende che sono nella filiera della produzione di auto che sta vivendo una crisi profonda tra riconversione all’elettrico, congiuntura negativa e concorrenza spietata dalla Cina. O come per chi è parte integrante dell’indotto Piaggio, i cui operai sono in cassa integrazione con l’inevitabile risvolto negativo anche per i fornitori. Ma ci sono situazioni particolari, come per Mitsuba, colpita dai problemi di Ktm, uno maggiori clienti della fabbrica di Pontedera, che sta accusando una crisi finanziaria gravata da debiti complessivi pari a tre miliardi, perdite di 900 milioni nel 2024 e un valore azionario diminuito del 90%. «Ktm ha azzerato le commesse – dice il segretario della Fiom Cgil, Angelo Capone – ed è inevitabile che alla Mitsuba tutto questo abbia ripercussioni negative. Il problema è che un ricorso così rilevante alla cassa integrazione erano anni che non si vedeva».
Rotazione
Un altro esempio di rallentamento è la Dumarey che ha rilevato la Vitesco scommettendo sui motori a scoppio. «Ma ora il calo è del 20, 25% – sottolinea Fabio Fontanelli, sempre della Fiom – e andrà avanti così fino a febbraio. Tredici settimane di cassa integrazione in cui far ruotare i dipendenti per cercare di far sentire il meno possibile il calo degli stipendi e con incontri settimanali per analizzare le criticità».
Futuro incerto
Due o quattro ruote, al momento, non fa grande differenza. Ma la potrebbe fare in prospettiva. «Penso che l’automotive è destinato a soffrire ancora se non arriveranno politiche industriali in grado d’invertire questa tendenza – sottolinea Samuele Nacci, segretario provinciale della Uilm Uil –. La questione dell’elettrico pesa eccome sul presente e sul futuro di un settore che soffre da troppo tempo. E la ripresa è un’incognita, visto che molte nostre aziende forniscono componenti alle aziende di auto della Germania. Che è in recessione».
Due ruote di speranza
Per le due ruote, invece, la spada di Damocle dell’elettrico non c’è. È in atto un rallentamento fisiologico, dovuto a mesi e mesi di crescita, com’è avvenuto per Piaggio. Ora è atto un allineamento, ma non esiste l’equivoco dei motori elettrici. E la speranza è che l’andamento positivo possa riprendere.
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