Il Tirreno

Pontedera

La fake news

“Don Backy è morto”, ma è una bufala. La risposta dell’artista sui social: «Eccomi qui, gli autori non la passeranno liscia»

di Francesco Turchi

	Don Backy sulla rotatoria a lui dedicata a Santa Croce sull’Arno
Don Backy sulla rotatoria a lui dedicata a Santa Croce sull’Arno

Il falso decesso del cantante Aldo Caponi in un video pubblicato su Youtube: «E visto che sono ancora vivo non guardo Sanremo»

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SANTA CROCE. La sua Immensità, presentata al Festival del 1967, è una pagina di storia della canzone italiana. L’immensità dei social, intrisa (anche) di bufale, l’ha fatto morire. Sì, proprio così. È successo nel pianeta YouTube, dove proprio nella frenetica vigilia di Sanremo, spunta un video di quaranta secondi che annuncia l’addio al cantautore: «È morto Aldo Caponi Don Backy”. Aveva 84 anni». E giù le immagini che scorrono per ripercorrere la carriera del big santacrocese della musica, fino all’annuncio del decesso.

Risultato: oltre 60mila visualizzazioni, decine di messaggi di condoglianze alla famiglia, da «se ne va un altro poeta», a un «ciao Aldo, io avevo un debole per te. Riposa in pace». Ma non tutti abboccano. C’è chi capisce che è una fake e manda il link al diretto interessato. Che legge, ascolta. E decide di smascherare la bufala con la stessa arma: i social. Pubblica sulla sua pagina Facebook il video, con il fermo-immagine iniziale che lo ritrae accanto a una candela con tanto di “riposa in pace”: «Eh già – sorride quando viene contattato dal Tirreno – ho pensato che la strada migliore per dimostrare che sono vivo fosse questa». E funziona. Poi, sempre nel solco dell’ironia, pubblica un altro video, stavolta della sua canzone “Vi lascerò”, con un messaggio per i suoi fans: «A proposito della mia “scomparsa”. Per questa volta siete dispensati dal venire al mio funerale. Ci andrò da solo».

Dunque la bufala non ha scalfito del tutto l’umorismo di Caponi. Che però è deciso a non farla passare liscia all’autore o agli autori dello scherzo di pessimo gusto: «Denuncerò l’accaduto alla polizia. Già mi ero ritrovato taggato in un post pornografico, con il quale ovviamente non ho nulla a che fare. Poi mi hanno fatto morire. Non è possibile che sui social accada tutto questo, devono essere presi provvedimenti».

Già perché in tanti hanno creduto che Don Backy stavolta fosse morto davvero, dopo che già per due volte nella sua vita ha visto la morte in faccia. Ma quelli erano episodi veri, raccontati dal cantautore in un’intervista al Corriere della Sera due anni fa. La prima volta aveva 5 anni, la sua famiglia si era temporaneamente trasferita da Santa Croce alla Campania: «Ero caduto da un muretto e avevo battuto la testa, per una settimana non se ne era curato nessuno. La testa si gonfiò, mi riempii di pus, la febbre a 41. In casa nostra c’erano i tedeschi, siamo durante l’occupazione. E incontrammo questo dottorino a Pecorari, vicino Castellammare, che mi visitò e poi disse a mio padre: se domani è ancora vivo me lo porti a Siani e vedrò cosa posso fare. Distava 7 chilometri. Prendemmo il carretto, l’asino… Lungo la strada incrociammo un drappello di nazisti in fuga. Ci sequestrarono il carretto, e pure l’asino. Mio padre dovette portarmi a Siani sulle spalle, a piedi».

Ma la guerra provò «a portarmi via anche un’altra volta», sempre negli anni dell’infanzia vissuti tra Castellammare e Salerno. Mentre «giocavo, trovai una specie di ananas di ferro, non capivo cosa fosse. Con una linguetta penzolante, la staccai. Ma dopo pochi secondi mi aveva già annoiato. Pensai: non è granché come giocattolo. L’ho gettato a 5-6 metri. Esplose. Mi risvegliai con una scheggia nel braccio, a pochi centimetri dal cuore. E ho perso parte del muscolo». Stavolta nella vita di “Don Backy” è piombata la morte virtuale: «Non sono un “navigatore” esperto, ma utilizzo la mia pagina Facebook per tenermi in contatto con i miei fans. I social possono essere strumenti utili, ma devono essere regolamentati. Non è normale che circolino impunemente notizie come quella della mia morte. E comunque, eccomi qua». Torna il sorriso sulle labbra di Caponi, che il prossimo 21 agosto compirà 85 anni. Ma scompare di nuovo di fronte alla domanda inevitabile di questi tempi: «Dato che è vivo, guarderà il Festival di Sanremo? ». Risposta secca: «No, assolutamente». Poi argomenta: «La mia è una scelta ben precisa, dopo che per due anni consecutivi, nel 1972 e nel 1973 mi bocciarono due bellissime canzoni: “Nostalgia” e “Sognando”. Da allora non l’ho più guardato. E come vede... si sopravvive».


 

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