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Ponsacco, a 82 anni corre una maratona da record: «Lo avevo promesso a mia figlia che non c’è più»

di Alessandro Bientinesi
Mauro Pelagagge al traguardo con la famiglia e in gara con la foto della figlia sulla maglietta
Mauro Pelagagge al traguardo con la famiglia e in gara con la foto della figlia sulla maglietta

Mauro Pelagagge nella sua categoria ha vinto a Firenze in poco più di cinque ore. Ha migliorato il personale di 46 minuti. Al traguardo ha pianto con la sua famiglia

30 novembre 2023
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PONSACCO. «Ho corso questa maratona per lei. Le avevo promesso che avrei continuato a correre, che non mi sarei fermato. E che l’avrei portata con me. Quando Silva, mia figlia, se n’è andata a febbraio scorso, ho deciso di prepararmi alla prossima corsa ancora più duramente. Fino a 30 chilometri per ogni sessione di allenamento, dal Romito fino al Peccioli e ritorno. E a Firenze, domenica 26 novembre, la mia Silva è stata sempre con me. Mi ha spinto a migliorarmi, è stata lo stimolo per battere di quasi 46 minuti il record che avevo fatto, esattamente un anno fa, alla maratona di New York. Al traguardo mi sono emozionato, ad aspettarmi c’era tutta la mia famiglia. E avevo Silva nel cuore».

Mauro Pelagagge, nato il 21 agosto 1941, a Ponsacco è molto conosciuto. Le sue imprese sportive, iniziate alla soglia della pensione, sono solo l’appendice di una vita straordinaria. Con gli ultimi due capitoli in grado di unire una gioia immensa con il dolore più grande. L’avventura alla maratona di New York la vive nel novembre 2022 insieme al figlio Giacomo. Una corsa chiusa senza troppi problemi, solo con un piccolo crampo a 50 metri dall’arrivo. Tra gli over 80 è il primo, secondo assoluto nella categoria alle spalle del cileno Ivan Moreno, ma che ha un anno meno di lui. Al ritorno a Ponsacco, però, Mauro riceve una terribile notizie. «Silva era contentissima del risultato di New York, anche se inaspettato e neppure cercato – racconta il maratoneta ponsacchino -. Purtroppo, una volta tornato in Italia, ci siamo parlati e mi ha detto della sua malattia. Ero sconvolto, ma è stata lei a darmi tanta forza. Non voleva che smettessi di correre».

Mauro, a quel punto, fa una promessa a Silva. «Le ho detto che l’avrei portata con me alla prossima maratona. Magari non a New York, ma più vicino. E pensavo già a Firenze, così sarebbe potuta venire anche lei. Invece, il 19 febbraio…». Il sorriso di Silva si spegne quel giorno, a 58 anni. Ma resta quella promessa, più vivida che mai come il suo ricordo. «Ti porterò con me alla prossima maratona». Papà Mauro non molla, anzi. Nei suoi allenamenti che partono dal Romito, praticamente al confine tra Pontedera e Ponsacco, decide di spingersi oltre i suoi limiti.

«Di solito arrivavo al massimo al Gigante di Peccioli, la statua che si trova lungo la strada provinciale La Fila. Sono 26 chilometri tra andata e ritorno. Negli ultimi allenamenti prima della Firenze Marathon mi spingevo anche oltre, addentrandomi fino nei corridoi degli impianti sportivi più avanti. Quasi trenta chilometri».

Una forza interiore e fisica incredibile. Mauro si iscrive e, tra gli 8.500 pronti al via, è il più anziano di tutti. Sopra il suo pettorale da gara una maglia bianca con la foto di Silva, sorridente. «L’ho portata con me, ho mantenuto la promessa. Ma volevo anche arrivare alla fine e arrivarci bene. A New York avevo corso in poco meno di 6 ore, a Firenze sentivo di stare bene. Ero da solo, perché mio figlio Giacomo è dovuto essere in Messico per ragioni di lavoro. Quindi ero solo ma pensavo sempre a mia figlia. Mi ha dato tanta forza. Correvo e in certi momenti non sentivo la fatica. Fino al traguardo, quando ho provato una grande emozione. C’era tutta la mia famiglia ad attendermi, anche loro con la maglia dedicata a Silva. Ci siamo abbracciati, senza neanche bisogno di dirci troppe parole».

Mauro, degli 8500 iscritti, si piazza alla posizione 4502. Primo assoluto della sua categoria di età. E ferma il tempo a 5 ore, 12 minuti e 28 secondi. Migliorando di oltre 45 minuti il suo tempo migliore. «Sono contento, ma non credo di volermi riposare. Voglio continuare a correre, anche perché so che non sarò mai solo».


 

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