Il Tirreno

Pontedera

Dal tribunale

Ex promotore finanziario della Valdera condannato a risarcire la banca: così ha raggirato un risparmiatore

di Pietro Barghigiani
Ex promotore finanziario della Valdera condannato a risarcire la banca: così ha raggirato un risparmiatore

Deve restituire i soldi versati dall’istituto a un uomo vittima dei “magheggi” dell’impiegato infedele

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PONTEDERA. Prospetti di investimento falsificati all’insaputa dei titolari dei conti. Ma anche l’indicazione di titoli e giacenze non corrispondenti al vero. Tutto per rassicurare i risparmiatori sulla sicurezza delle operazioni e accrescere la fiducia verso il promotore finanziario. Un sistema che alla fine si è interrotto e che ha portato Unipol Banca a licenziare il dipendente. Con uno strascico definito in Tribunale. Dopo aver chiuso con 70mila euro una causa con un 67enne risparmiatore pisano, la banca, attraverso la sentenza del giudice Alessandra Migliorino, chiede ora i soldi all’ex impiegato infedele che oltre all’importo pagato dall’istituto di credito al pensionato è stato condannato a versare un residuo di 2.554 euro a quello che nel tempo era diventato anche un amico. La somma totale di oltre 72mila euro sono i soldi persi dall’investitore per le operazioni non autorizzate concluse dal 58enne della Valdera ex dipendente di Unipol Banca.

Dopo la denuncia del risparmiatore (assistito nella causa dagli avvocati Gabriele Marroni e Diego Nicosia) sull’uso disinvolto di firme e documenti a suo nome da parte del promotore finanziario, la banca avviò una serie di controlli interni scoprendo altre situazioni analoghe. «Venuta a conoscenza delle discrasie presenti anche su altri conti correnti, la banca si è attivata con procedura ispettiva ed è pervenuta, in tempi brevi, al licenziamento del dipendente per giusta causa», alla fine del 2012.

La consistenza patrimoniale del risparmiatore tra titoli e polizze assicurative era di 386mila euro. Quando l’uomo andò in un’altra banca per chiedere un mutuo portò i documenti preparati dal consulente e il funzionario gli rispose che c’erano delle imprecisioni rilevanti. Di qui la richiesta a Unipol Banca di avere le carte giuste. E a quel punto l’istituto di credito scoprì i magheggi del dipendente poi allontanato. Nel calcolo del danno patrimoniale la transazione tra banca e cliente a 70mila euro nel frattempo ha chiuso ogni pendenza.

Scrive il giudice: «Nella fattispecie, non si dubita che la condotta illecita del promotore, licenziato per giusta causa per aver falsificato le firma apposte in calce ai moduli utili ai fini Mifid del cliente e avere operato raggiri in danno di risparmiatori in molteplici occasioni, sia intervenuta nell’ambito delle attività di prestazione di servizi di investimento, di cui la Unipol Banca Spa l’ha incaricato, non potendosi in alcun modo considerarla personale ed egoistica, ovvero estranea al servizio demandatogli». Anche dopo aver cambiato mansione all’interno dell’istituto, nella sede di Pontedera, il 58enne «ha continuato a ricevere il cliente nel suo ufficio in filiale senza che i colleghi o la dirigenza sollevassero alcunché. A tali considerazioni segue la responsabilità della banca, che si affianca a quella del promotore finanziario». Con l’accordo firmato a 70mila euro la banca ha sistemato la posizione verso il pensionato danneggiato, ma il Tribunale adesso sentenzia che il promotore infedele «deve essere condannato a rimborsare alla Unipol Banca Spa quanto da essa corrisposto all’investitore in esecuzione della transazione». Tra capitale e interessi a carico dell’operatore finanziario, che ora svolge la libera professione nello stesso settore, il conto supera gli 80mila euro.


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