Agli arresti un noto commercialista

Agli arresti un noto commercialista

Fallimento Tecnocontrol: nei guai il dottor Massimo Stella. Obbligo di firma per gli imprenditori Caponi e Della Rocca

03 febbraio 2012
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di Sabrina Chiellini

PONTEDERA

Arresti domiciliari per il commercialista di Pontedera Massimo Stella e la misura dell’obbligo di firma per Riccardo Caponi, amministratore delegato di Tecnocontrol srl, e Leonardo Della Rocca, amministratore di Industrie Toscane, che fa parte dello stesso gruppo della società dichiarata fallita lo scorso agosto dal tribunale di Pisa dopo aver accumulato alcune centinaia di migliaia di euro di debiti.

Sono questi i primi tre provvedimenti disposti dal gip Guido Bufardeci del tribunale di Pisa su richiesta del pubblico ministero presso la procura di Pisa nell’ambito dell’inchiesta aperta dopo il disastro finanziario dell’azienda del settore metalmeccanico.

Le indagini vanno avanti dall’estate scorsa e sono state affidate alla Guardia di Finanza di Pontedera. I tre sono indagati per il reato di bancarotta fraudolenta e, di conseguenza, di aver distratto in tutto o in parte i beni della società con lo scopo di recare pregiudizio ai creditori. Ma anche di aver falsificato, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto i libri o le altre scritture contabili o di averli tenuti in una maniera tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari.

Nei giorni scorsi i finanzieri hanno eseguito perquisizioni nell’ufficio del dottor Stella, in via Domenico Guerrazzi, e a casa degli altri due indagati. Al momento della perquisizione il commercialista (difeso dall’avvocato Anna Francini del foro di Pisa) non era presente nel suo studio; era impegnato per lavoro fuori Pontedera. Così i finanzieri lo hanno invitato a presentarsi nella caserma della compagnia delle fiamme gialle in via Castelli, dove gli hanno poi notificato il provvedimento degli arresti domiciliari.

La sentenza di fallimento di Tecnocontrol, società dell’indotto Piaggio con un centinaio di dipendenti, era arrivata in tempi rapidissimi.

A presentare istanza di fallimento era stata la Piaggio (ma in precedenza si erano attivate anche le banche per rientrare di consistenti esposizioni), vantando un credito inevaso di circa trecentomila euro, risultato di un precedente intervento bancario della stessa Piaggio a favore della ditta fornitrice. Con la sentenza del giudice Leonardo Magnesa era stato nominato curatore fallimentare il dottor Antonio Nazaro, con studio a Pisa.

Il procedimento che ha contribuito a mettere in luce i problemi della Tecnocontrol era scaturito dall'esigenza di tutela del patrimonio del Gruppo Piaggio, così era stato spiegato lo scorso agosto. Gli stabilimenti del Gruppo, a Pontedera, a Scorzè (per Aprilia) e a Mandello del Lario (per Moto Guzzi), nei mesi scorsi hanno dovuto affrontare gravi difficoltà e sono andati dalle continue modifiche ai piani operativi fino al fermo totale di alcune linee produttive. Contro la sentenza lo studio legale Brini, che seguiva il contenzioso fallimentare della società, presentò, su richiesta di Caponi, un reclamo.

Nel frattempo, di pari passo al lavoro del curatore fallimentare, iniziarono gli accertamenti della Guardia di Finanza dopo i primi sospetti che il crack finanziario della società a responsabilità limitata fosse stato in qualche modo pilotato. I provvedimenti eseguiti all’inizio della settimana sono i primi risultati dell’inchiesta.

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