Il Tirreno

Pistoia

L’omicidio

Autista morto nell’assalto al bus, ci sono tre arresti: indagini in ambienti di estrema destra

di Redazione web

	La vittima e la pietra che ha sfondato il parabrezza uccidendolo
La vittima e la pietra che ha sfondato il parabrezza uccidendolo

Nel mirino tre tifosi della Sebastiani Rieti: nelle chat WhatsApp il piano per la “missione punitiva”

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PISTOIA.  Svolta nelle indagini sull’agguato avvenuto la sera di domenica lungo la Rieti-Terni, dove l’assalto al pullman dei tifosi del Pistoia Basket è costato la vita a Raffaele Marianella, autista del mezzo. Sono stati arrestati tre supporter della Sebastiani Rieti Basket, sospettati di aver preso parte all’attacco. Le persone fermate sono Manuel Fortuna e Kevin Pellecchia, entrambi 31enni, e Alessandro Barberini di 53 anni.

L’attacco pianificato nelle chat

Le indagini – coordinate dal pm Lorenzo Francia e condotte dalla squadra mobile e dalla digos di Rieti – si stanno concentrando su alcune chat WhatsApp ritenute decisive per la ricostruzione dei fatti. In queste conversazioni, secondo fonti investigative, si farebbe riferimento a una spedizione punitiva organizzata in anticipo da almeno tre ultras reatini.

Le indagini su ambienti di estrema destra

Gli inquirenti stanno anche approfondendo possibili legami con ambienti di estrema destra all’interno della tifoseria della Sebastiani, in particolare nella “Curva Terminillo”, già nota alle forze dell’ordine per episodi di tensione verificatisi durante alcune partite al PalaSojourner.

Durante l’assalto al bus, con a bordo 45 tifosi pistoiesi di ritorno dalla trasferta, sono stati lanciati sassi e mattoni contro il mezzo. Uno dei colpi ha sfondato il parabrezza e colpito in pieno Marianella, che è deceduto poco dopo.

Gli investigatori ritengono che i tre fermati possano aver avuto un ruolo attivo nell’organizzazione e nell’esecuzione dell’attacco, e stanno lavorando per accertare eventuali altre responsabilità.

Un primo tentativo di aggressione ai tifosi ospiti prima dell’assalto

Gli investigatori della Digos e della squadra mobile, dopo una notte di perquisizioni e interrogatori, ritengono che i tre facciano parte di un gruppo di una decina di ultras della Curva Terminillo, da tempo noti alle forze dell’ordine per episodi di violenza e contiguità con movimenti di estrema destra. Già pochi minuti dopo l’assalto, gli agenti di scorta al bus avevano visto alcuni uomini travisati fuggire sotto un cavalcavia. Da lì il lavoro di risalita, le auto intercettate, i primi fermati.

La vittima non doveva essere su quel bus

Marianella, romano di nascita ma fiorentino d’adozione, non doveva essere su quel bus. Era salito solo per aiutare, «per far compagnia al collega e insegnargli la strada», raccontano dalla ditta Jimmy Travel, dove lavorava da pochi mesi. Gli mancava un anno alla pensione.

Lascia tre figli e una compagna, con cui avrebbe dovuto partire a breve per un viaggio in Giappone. «Ti terrò sempre nel mio cuore», ha scritto la figlia Federica sui social.

Il suo nome ora pesa come un macigno su una domenica di sangue. E mentre le tifoserie sospendono ogni attività in segno di lutto, le parole della sindaca Sara Funaro restano sospese nell’aria: «Una violenza cieca e intollerabile. Firenze piange un uomo buono, vittima dell’odio travestito da passione sportiva».

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