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«Nascono otto piccole Vicofaro» ma nei paesi cresce la protesta

di Tiziana Gori
«Nascono otto piccole Vicofaro» ma nei paesi cresce la protesta<br type="_moz" />

Da Capostrada a Lucciano: nessuno ci ha informato dell’arrivo dei migranti

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PISTOIA. Bottegone (dove già vivono da tre mesi in un appartamento alcuni migranti), Piuvica (anche qui in appartamenti), zona Pistoia Nuova, Lupicciano, centro Poggiolino della Fondazione Sant’Atto a Larciano, Capostrada, Lucciano (in appartamenti della Diocesi), hospitium Bianchi (gestito dalla Caritas) in centro a Pistoia.

Sono queste le zone dove vengono ricollocati in questi giorni i migranti di Vicofaro. Il termine dell’ordinanza di sgombero firmata da Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, scadeva ieri, ma dalla Diocesi informano che le operazioni di ricollocamento dureranno probabilmente tutto il fine settimana. Alcuni migranti non accettano e se ne vanno, ma sono poco più di una decina dalle stime eseguite.

Intanto una nota della questura informa che le forze dell’ordine stanno presidiando, a turno, di notte, la chiesa di Santa Maria Maggiore per evitare che altri cerchino di entrare. Non è ancora arrivata una risposta dal Tar al ricorso depositato dai legali di don Biancalani, Fausto Malucchi ed Elena Baldi, con la richiesta di una sospensiva dell’ordinanza.

E don Massimo? Ieri mattina ha scritto un post su facebook annunciando che «otto piccole Vicofaro stanno nascendo». Cioè che il modello Vicofaro si sta concretizzando. I semi dell’accoglienza germogliano altrove, con numeri più piccoli. Ringrazia la Caritas, grazie alla quale, tutto questo è possibile. Ma poco dopo aggiunge che «sono rimasti i più fragili». Lo preoccupa la condizione di alcuni di questi migranti, con problemi psichiatrici che dovrebbero essere oggetto di un percorso di cura da parte dell’Asl. E che sia necessario un progetto concordato con l’Azienda sanitaria lo ribadisce anche Selma Ferrali, direttrice della Pastorale della Diocesi. Ma serve tempo.

Ce n’è? Don Biancalani sembra voler dire che questo sgombero ha tempi troppo veloci per quelle che sono le problematiche di alcuni, e sembra ancora in atto il braccio di ferro con il vescovo, il quale lo ha invitato nei giorni scorsi a prendere atto che a Vicofaro sono necessari lavori di adeguamento e il ripristino di adeguate condizioni igienico sanitarie.

La giornata di giovedì si è chiusa con il trasferimento di 27 persone, accolte tra la parrocchia di Capostrada, Lucciano di Quarrata, Piuvica e altre strutture a Pistoia e nel resto della Diocesi; altri 13 si sarebbero allontanati autonomamente. Nel giorno precedente erano stati poco meno di 60 i migranti spostati nei centri. Dalle stime, ieri ne erano rimasti una ventina.

Ma com’era intuibile, la notizia dell’arrivo di gruppi di immigrati crea allarme nei paesi. È così a Capostrada, dove alcuni residenti hanno scritto al sindaco lamentando il fatto di non essere stati informati: «Abbiamo visto questi ragazzi aggirarsi intorno alla canonica. Nessuno ci aveva detto niente».

«È una struttura praticamente nel villone (il Villon Puccini, ndr) – aggiunge un’altra residente – Abbiamo paura di problematiche di spaccio. Don Pollacci, raccogliendo offerte per anni e anni dai parrocchiani, aveva voluto costruire un edificio per i ragazzi, il catechismo, il doposcuola. Ci facevamo le cene. Il nuovo parroco ha intrapreso un’altra strada. Resta il fatto che nessuno ci ha informato».

Stesso tono tra i residenti di Lucciano, dove i migranti che saranno ricollocati sono otto. Anche in questo caso si lamenta il fatto che non ci sia stata un’adeguata informazione, ascoltando il parere della comunità.

«Non trasferiamo i migranti nei quartieri per lasciarli lì – risponde l’ufficio stampa del vescovo Fausto Tardelli – Restiamo a seguire i progetti finalizzati all’indipendenza e all’integrazione dei ragazzi. Tra operatori e volontari siamo già a 25 persone che si occuperanno delle varie strutture, con una copertura h24. E presto ne assumeremo altre. È nostro interesse avere contatti con i residenti, far loro vedere e capire la situazione e anche incontrare i ragazzi, che sono tutti in gamba e tanti dei quali hanno un lavoro. Lo faremo presto. Sappiamo anche che potranno esserci dei disagi, ma vogliamo affrontarli con la massima attenzione e il massimo dialogo». 

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