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La polemica

Pistoia, proteste per il concorso da bibliotecario da remoto e in una stanza chiusa: «Modalità escludenti, è stato un incubo»

di Lorenzo Carducci

	Una sala della biblioteca San Giorgio, a dx lo schema di allestimento della postazione d’esame richiesto dalla società organizzatrice a cui si è rivolto il Comune
Una sala della biblioteca San Giorgio, a dx lo schema di allestimento della postazione d’esame richiesto dalla società organizzatrice a cui si è rivolto il Comune

Rabbia per lo scritto di ieri dopo le oltre 1400 domande d’iscrizione. Richiesti un pc e uno smartphone per riprendersi: «Da quando ci siamo collegati a quando abbiamo finito sono passate cinque ore e mezzo»

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PISTOIA. «Un’esperienza traumatica, che mi ha distrutto sul piano psicofisico». È così che una candidata parla della prova scritta a cui si è sottoposta ieri per il concorso di istruttore di biblioteca del Comune di Pistoia, bando aperto ai diplomati con in palio 6 posti tra biblioteca San Giorgio e Forteguerriana che ha avuto un clamoroso boom di iscrizioni con 1438 domande ammesse.

Ad aver scatenato le polemiche e le proteste di diversi iscritti sono state le modalità con le quali della prova che come previsto dal bando si è svolta da remoto, modalità che la candidata da cui proviene la segnalazione (di cui non facciamo il nome per tutelarne la privacy) ma anche altri aspiranti bibliotecari definiscono «escludenti». Soprattutto per la strumentazione tecnica e l’allestimento della stanza richiesti: una connessione Wifi e due dispositivi, un pc da cui scaricare un apposito browser per rispondere alle domande e uno smartphone da posizionare su un supporto alle proprie spalle (ad esempio una libreria) per inquadrare dall’app di Zoom il tavolo di lavoro e la porta chiusa della stanza, obbligatoriamente silenziosa, illuminata e priva di altre persone. Questo è quanto prescritto da Ales, la società di servizi informatici a cui si è affidato il Comune per la gestione tecnica della prima selezione.

«Non è detto che tutti abbiano una connessione stabile (dipende anche dalla zona di residenza, nda) un pc e un cellulare sufficientemente potenti per reggere gli applicativi e una stanza adatta alle istruzioni da poter occupare in esclusiva per diverse ore – lamenta la concorrente – Da quando ci siamo collegati a quando abbiamo finito sono passate cinque ore e mezzo, quasi quattro invece di due ad aspettare tutte le verifiche e poi un’ora e quaranta per la prova. Una specie di sequestro. Ci sono persone che avevano impegni di lavoro e hanno dovuto scollegarsi e rinunciare, per non parlare del rischio di essere esclusi in caso di malfunzionamento del collegamento oppure nel caso in cui una telefonata bloccasse la funzione di Zoom. Oltretutto mi sono sentita in imbarazzo a mostrare la panoramica della stanza di casa. Non avrebbero potuto farci andare in un palazzetto o in una scuola?». È questa la domanda più ricorrente anche sui social, dove in tanti si chiedono perché la prova sia stata gestita come in tempo di pandemia. Di spazi ampi viene in mente anche la Cattedrale, proprio accanto alla San Giorgio. Altri sottolineano che queste modalità non vengono adottate solo a Pistoia ma ovunque, anche per motivi di costi. Ma non è tutto, perché oltre alla “logistica”, la candidata non ha trovato lineare nemmeno il contenuto dello scritto.

«Le domande aperte sulle materie del concorso vengono corrette solo se si raggiunge l’idoneità con quelle a risposta chiusa di informatica e di inglese – spiega – Secondo me avrebbe avuto più senso una preselezione a crocette e poi uno scritto a domande aperte. Rimane il fatto che non solo io l’ho trovato un concorso confuso e dall’accesso iniquo. In buona fede mi viene da pensare che il Comune abbia gestito così la cosa per facilitarsi il lavoro e ridurre i costi. Non va bene comunque».

Il tema delle modalità è quello del bilanciamento tra la doverosa regolarità della prova e la necessità di renderla accessibile a tutti. Pur non essendosi iscritta, Giulia Melani denuncia anche lei condizioni «non coerenti con il principio della par condicio tra i concorrenti. In bocca al lupo alle tante persone alle prese con questo percorso a ostacoli» aggiunge. Ormai sembra quasi diventato un reality show: chi vuol essere bibliotecario.

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