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Vicofaro, lo sgombero ordinato per rischio di un’epidemia di tubercolosi – Video

Vicofaro, lo sgombero ordinato per rischio di un’epidemia di tubercolosi – Video

Indagine dell’Asl dopo il ricovero di un migrante ospitato

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PISTOIA.  La situazione è ben diversa dalle precedenti. Non si parla più soltanto di normative legale all’igiene, ai rifiuti, alla sicurezza degli impianti, all’agibilità della struttura. Questa volta è la salute in senso stretto delle persone ad essere concretamente in pericolo. Perché a Vicofaro il rischio è quello di un’epidemia di tubercolosi.

Ed è per questo è stato nella sua veste di massima autorità sanitaria locale – che gli impone il dovere di controllo, anche preventivo, a tutela della salute pubblica – che il sindaco di Pistoia ha firmato nel pomeriggio di giovedì l’ordinanza di sgombero “immediato” (e non entro 15 giorni) dei migranti dalla parrocchia di don Massimo Biancalani. Un’emergenza scattata sulla base delle comunicazioni ricevute dall’Asl il 6 e, l’ultima, il 19 luglio scorsi, relative all’indagine sanitaria partita dopo che uno dei circa 160 ospiti del sacerdote è stato trovato positivo e ricoverato a causa della riscontrata presenza della malattia infettiva, molto contagiosa, ancor di più in ambienti sovraffollati e privi di areazione, come quello in questione.

Una situazione che imponeva per legge al sindaco di intervenire, anche per non andare incontro a un’eventuale denuncia a proprio carico per il reato di omissione di atti d’ufficio.


«La situazione sanitaria e il rischio che è emerso – spiega il sindaco Alessandro Tomasi – impongono la firma di un’ordinanza urgente nel rispetto della legge, dei cittadini e di chi vive all’interno della parrocchia. Leggendo ciò che emerge dagli atti, alla luce dell’inottemperanza rispetto ai provvedimenti già adottati dal Comune, vista la situazione critica da tempo segnalata dai residenti e dal Comitato di Vicofaro ma, ancora prima, verificata dai soggetti competenti con i diversi sopralluoghi effettuati e, infine, di fronte all’aggravarsi della già problematica realtà evidenziata, con un preciso rischio sanitario emerso nelle ultime due comunicazioni della Asl, le istituzioni hanno il dovere di intervenire prima che accada qualcosa di irreparabile».

Qualcosa di irreparabile, oppure di molto grave, come, appunto, un’epidemia di tubercolosi.

L’amministrazione comunale conferma come il 5 luglio scorso l’Asl Toscana centro abbia a comunicato al Comune, a seguito del sopralluogo effettuato due giorni prima congiuntamente alla polizia municipale e ai vigili del fuoco «la persistenza delle problematiche igienico sanitarie già più volte evidenziate, con aggravamento delle stesse. Tale aggravamento ha indotto il sindaco a richiedere, nei giorni scorsi, un aggiornamento urgente all’Asl sulla situazione sanitaria ed igienica precedentemente comunicata. In base a quanto emerso dall’Asl, la quale aveva già comunicato che le condizioni di sovraffollamento, le gravi carenze di illuminazione e areazione degli ambienti e lo stato di degrado igienico costituiscono fattori di aggravamento del rischio sanitario, il sindaco, a tutela e nell’interesse della comunità locale e delle persone presenti all’interno della parrocchia, la cui condizione è stata definita a rischio per le molteplici criticità riscontrate negli ambienti verificati, ha firmato un’ordinanza contingibile e urgente di sgombero».

La prima ordinanza di tale natura firmata dal sindaco, visto che le precedenti (sia da parte del sindaco che del dirigente del servizio urbanistica del Comune) riguardavano “solo” la messa a norma dei locali, la rimozione dei rifiuti, il ripristino delle condizioni igieniche o l’inagibilità di parte della struttura. Nessuna da eseguire immediatamente.

Fatto sta che il nuovo provvedimento è stato tramesso alla stessa Asl, al prefetto, alla Regione e alla Diocesi di Pistoia, affinché siano adottate tutte le misure ritenute necessarie nelle operazioni di sgombero. Anche perché sarebbe irrealistico immaginare un imminente sgombero, volontario o anche imposto, di Vicofaro. Neppure con un intervento delle forze dell’ordine a fianco della polizia municipale, a cui l’incarico è stato demandato per competenza. Indispensabili, per prima cosa, un coordinamento da parte della prefettura, e, quindi, una gestione da parte della stessa Asl per quanto riguarda l’eventuale screening di tutti gli ospiti, gli eventuali ricoveri di coloro che dovessero risultare malati di tubercolosi e l’individuazione di strutture sanitarie in cui trasferire gli eventuali positivi al batterio. Il tutto nell’ambito di un contesto caratterizzato da quella scarsissima collaborazione da parte dei migranti a cui l’Asl fa riferimento nella sua comunicazione al Comune e in cui sottolinea «che le gravi carenze di illuminazione e areazione degli ambienti e lo stato di degrado igienico sanitario costituiscono fattori favorenti la diffusione delle malattie infettive».


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