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Il caso

Pistoia, spari alle gambe a un 26enne: regolamento di conti nel vivaio. L’ipotesi sul movente e chi è l’arrestato

di Tiziana Gori

	L'interno del vivaio (foto Nucci)
L'interno del vivaio (foto Nucci)

Il giovane non è in pericolo di vita, tra lui e un parente dissapori forse legati alla proprietà di un terreno: i nomi e la ricostruzione del fatto

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PISTOIA. Dissapori familiari che andavano avanti da un po’ di tempo, l’ennesima discussione al mattino. E poi la furia cieca, la rabbia che ha spinto l’uomo, 51 anni, a tornare a casa, prendere la pistola regolarmente detenuta e tornare nel campo dove Denis Paloka, 26 anni, stava lavorando alla vasetteria del nuovo terreno adibito a vivaio della ditta Menichini.

Sham Paloka, parente (cugino della madre) di Denis Paloka, si è avvicinato al giovane e lo ha colpito alla testa con il calcio della pistola, procurandogli un trauma cranico. Una volta che l’operaio è caduto a terra gli ha sparato. Tre le ferite alle gambe del 26enne, ma non si esclude che Paloka abbia esploso anche più colpi e che non tutti siano andati a segno.

Mancavano pochi minuti alle nove del mattino. Via Calvana e Bollacchione, a circa 200 metri dall’incrocio con via Toscana, tra il Nespolo e Chiazzano. Aperta campagna, tanti vivai. Una curva a cento metri dall’imbocco della strada apre la visuale a uno dei terreni adibiti a vasetteria del vivaio “Menichini Mauro”, gestito dal figlio Emiliano. A un chilometro di distanza, a Canapale, la sede dell’azienda, dove poco dopo quattro operaie che al mattino erano impegnate nel sistemare i vasi di piante, si chiudono a riccio ai tentativi dei giornalisti di avere informazioni: «Sì è un nostro collega, non è in pericolo di vita. No, non sappiamo cos’è successo». Emiliano Menichini è in caserma per rendere una deposizione ai carabinieri, intervenuti per i rilievi.

Tutto si è consumato in pochi secondi. Sham Paloka è andato con la sua auto nel vivaio. Dopo essere sceso avrebbe colpito Denis Paloka con il calcio della pistoia, facendolo cadere a terra, e poi avrebbe sparato. «Abbiamo sentito almeno tre spari», dicono i residenti di una corte di case dall’altro lato della strada. Poi si è dato alla fuga.

Immediata la telefonata da parte dei colleghi del giovane al 112 e al 118. La centrale operativa ha inviato in via Calvana e Bollacchione l’automedica e un’ambulanza d’emergenza della Misericordia di Agliana. Poco dopo sono arrivati anche i carabinieri.

Il medico ha prestato i primi soccorsi al 26enne, che è stato stabilizzato e portato in pronto soccorso. Fortunatamente i colpi da arma da fuoco non hanno leso organi vitali. Il referto parla di un trauma cranico provocato dal calcio di una pistola e di tre ferite da arma da fuoco agli arti inferiori. Denis Paloka, trasportato in ospedale in codice giallo, non è in pericolo di vita. I sanitari l’hanno trovato stabile e vigile. È stato ricoverato in chirurgia in carico all'ortopedia.

Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le motivazioni che hanno portato al litigio tra i due parenti. Dalle prime indiscrezioni pare che tutto sia scaturito da un contenzioso su un terreno. La famiglia è originaria di Berdice, Comune di Skutari, in Albania. Sembra che le discussioni tra il 26enne e il cugino della madre vertessero da un po’ di tempo intorno alla proprietà di un terreno, ma su questo sono in corso accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria.

I carabinieri della Scientifica hanno transennato il campo - lo spazio dove si è consumata l’aggressione - con delle fettucce, allontanando i colleghi e i vicini incuriositi, mentre procedevano con i rilievi. Una vistosa pozza di sangue risaltava nel marrone del terreno ma il giovane, informano i sanitari, non sarebbe in pericolo di vita.

Cosa abbia spinto il parente a gambizzarlo è oggetto di indagine nel fascicolo aperto a suo carico dal pubblico ministero Giuseppe Grieco, titolare dell’indagine. Residenti del paese descrivono il 50enne come «una brava persona, che da molti anni si era trasferita in Italia, integrata».

Immediatamente le forze dell’ordine hanno diramato un ordine di ricerca ma Sham Paloka non era andato molto distante. I carabinieri l’avrebbero trovato poco dopo a casa sua, a Canapale.

Dovrà rispondere dell’accusa di tentato omicidio, mentre l’arma - come abbiamo detto - risultava regolarmente detenuta.

La caccia all’uomo non è durata molto. Evidentemente non aveva nemmeno voglia di fuggire, una volta passata la rabbia cieca che l’aveva spinto a colpire il parente.

Nella piana tra Nespolo, Canapale, Chiazzano, la notizia del ferimento si è diffusa rapidamente, provocando sorpresa e sconcerto. Gli albanesi rappresentano ormai una parte molto importante della forza lavoro dei vivai pistoiese. Ma un fatto grave come quello che sembra a tutti gli effetti un regolamento di conti ancora non si era verificato. 

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