Il Tirreno

Pistoia

il fotogramma

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Questa storia parla una lingua moderna, che sia l’italiano delle origini pistoiesi di Stefano Brizzi o l’inglese della cosmpolita Londra. Parla di italiani all’estero, di sesso estremo, del...

07 febbraio 2017
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Questa storia parla una lingua moderna, che sia l’italiano delle origini pistoiesi di Stefano Brizzi o l’inglese della cosmpolita Londra. Parla di italiani all’estero, di sesso estremo, del grattacielo Shard, di una app per incontri espliciti, di riferimenti satanici, di una serie tv famosa nel mondo, di cadaveri fatti a pezzi, di una prigione oscura e celebre pure lei (è quella dove è stato “ospite” Julian Assange). Una storia con molti riferimenti pop e dark, ma non è finzione. È la storia della parabola di Stefano e dell’abisso dove è finito, prima da assassino e poi probabilmente da suicida.

Brizzi è morto a Belmarsh, la più tetra delle prigioni britanniche. Cinquant’anni, era stato condannato all'ergastolo nel dicembre scorso per l'omicidio di Gordon Semple, un poliziotto inglese di 59 anni, attirato nel suo appartamento londinese attraverso sito per appuntamenti gay e poi ucciso dopo giochi sessuali sadomaso, portati a conseguenze irreparabili. Il killer aveva poi tentato di far sparire il cadavere, dissolvendolo con l'acido nella vasca da bagno: come accade in Breaking bad, la serie tv americana. Ieri le autorità del carcere di Belmarsh, nella zona sud-est di Londra, hanno annunciato la morte di Brizzi, senza precisare la causa. Per un'agenzia di stampa, la Press Association, il detenuto italiano si sarebbe tolto la vita.

LA VITTIMA

L’agente di polizia

e il grattacielo

Gordon Semple, cinquantanove anni, omosessuale, era un agente della Metropolitan Police. Originario di Inverness, in Scozia, era in servizio alla polizia metropolitana londinese da 30 anni. Le sue ultime immagini da vivo sono quelle di una videocamera piazzata all’interno dello Shard, nuovo grattacielo-simbolo di Londra, progettato da Renzo Piano, a Southwark.

IL LUOGO DEL DELITTO

Nel cuore

della Londra vip

Brizzi abitava nel Peabody Estate di Southwark Street: un complesso in mattoni rossi costruito alla fine dell’Ottocento. Si trova in una zona molto conosciuta di Londra, tutt’altro che un sobborgo: siamo nelle immediate vicinanze della sede del Financial Times, del Millenium Bridge e del Globe, il teatro di Shakespeare ricostruito fedelmente, che dà sulla riva meridionale del Tamigi. Proprio nel fiume gli inquirenti hanno rinvenuto parti del corpo di Sample.

I VICINI DI CASA

Quel colloquio

davanti alla porta

Nei giorni dell’omicidio, un mostruoso odore di putrefazione si era sparso nell’edificio. Per questo il fratello di un vicino decide di bussare alla porta di Brizzi. È il sette aprile scorso e ancora Scotland Yard non è stata avvertita. Brizzi, secondo alcune testimonianze raccolte dagli investigatori, apre la porta in costume da mare e occhiali, spiegando che stava cucinando qualcosa per un amico. Il vicino non ci crede: «Chiamo la polizia», lo apostrofa. La risposta è laconica: un semplice «Ok» e la porta che si chiude. Nei giorni aveva piazzato sul pianerottolo delle candele mangiafumo, accese, nel tentativo probabilmente di coprire quell’odore che lo stava scascherando: lo riferisce al Daily Mail un’altra vicina di casa, Heather Brown, 55 anni.

IL PROCESSO

«Azioni orribii e disumane,

ora ne è consapevole»

La consapevolezza, la droga, il pentimento. È la linea della difficile difesa dell’imputato Brizzi. “Non un mostro – scrive il Tirreno il 6 novembre, nel descrivere la linea difensiva – ma un uomo con gravi problemi di tossicodipendenza che non ha tentato di sfuggire alle proprie responsabilità. «Stefano Brizzi - dice l’avvocato difensore Sallie Bennett-Jenkins alla giuria nell’Old Bailey - è consapevole che le sue azioni dopo la morte del poliziotto Gordon Semple sono state orribili e disumane. Ma sono azioni - aggiunge - compiute mentre viveva un proprio inferno personale, provocato dalle droghe che aveva assunto». Continua, nel tribunale penale di Londra, il processo nei confronti di Stefano Brizzi, il quarratino di 49 anni da 5 anni trasferitosi a Londra e accusato dell’omicidio dell’agente di polizia metropolitana Gordon Semple, di 59 anni. Brizzi, che inizialmente aveva detto di aver ucciso Semple «su ordine di Satana» e sotto l’effetto di droghe, successivamente ha cambiato versione, sostenendo che il poliziotto era morto durante un gioco erotico finito male. «Non ha pronunciato - ha spiegato in aula - la parola concordata per darmi lo stop». Infatti, Semple indossava una maschera, e Brizzi tirava il collare che l’uomo aveva intorno al collo. Sarebbe morto per un malore, sostiene la difesa. È stato strangolato, ribatte l’accusa, avvalendosi delle analisi di un patologo”.

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