Cronaca
«L'Aids felino non si trasmette all'uomo»
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Gatti randagi in un vicoloLa veterinaria rassicura i residenti dopo il caso della colonia di gatti a Cutigliano
20 novembre 2011
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CUTIGLIANO. Sono tanti gli abitanti di Cutigliano che, venuti a conoscenza dei due casi di Aids nella colonia felina di Migliarina, hanno contattato il veterinario di fiducia per avere informazioni sulla malattia e le possibilità di contagio fra animali ed esseri umani. Al generale clima di allarme creatosi fra residenti e proprietari di gatti domestici, la dottoressa Trossarello, titolare di uno studio veterinario a San Marcello, risponde con alcune rassicurazioni. «La dizione esatta della malattia è "Immunodeficienza felina" - spiega la veterinaria - avendo un comportamento simile all'Aids umano è stata chiamata anche "Aids felina" ma in modo improprio e scorretto». Proprio per questo motivo «non c'è alcun pericolo di contagio per gli esseri umani. La malattia si trasmette solo fra gatti per contatto ematico, cioè del sangue. Il contagio può avvenire in caso di zuffe, quando i gatti si graffiano e si mordono, mentre gli ultimi studi eliminano la trasmissione sessuale». Altra precisazione riguarda il trattamento delle colonie feline. «Il test effettuato dall'Asl sui gatti randagi è doppio e riguarda l'immunodeficienza e la leucemia felina. I gatti positivi all'Aids felina vengono soppressi non per crudeltà mentale, ma per evitare la diffusione della malattia. E anche la sterilizzazione serve ad evitare zuffe e ad arginare il contagio». I gatti rimandati dall'Asl hanno tutti un segno di riconoscimento, cioè un taglietto sul padiglione auricolare. Se un gatto risulta positivo all'immunodeficienza non significa necessariamente che sia malato. Per questo, nel caso di gatti domestici soltanto positivi, non c'è motivo di allarmarsi: niente soppressione né, tanto meno, vaccini che, contro questa malattia, non esistono.
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