Il Tirreno

PISA. Ventiquattro anni. Passa il tempo ma non il dolore, e un senso di ingiustizia resta sempre inflitto come una spina nel cuore di tanti. Una ricorrenza particolare per la tifoseria pisana: il 24 gennaio del 1999, nel derby del Picco, il giovane Maurizio Alberti, cardiopatico, si accasciava sui gradoni dello stadio, in una situazione di assoluta tensione in campo e sugli spalti, con la gara sospesa dopo pochi minuti dal fischio di inizio.

In una partita ad alto rischio per la rivalità fra le due tifoserie, il prefetto della Spezia aveva “sfrattato” i tifosi locali della loro curva, per piazzarvi i pisani. Gli animi degli spezzini furono esacerbati da quella decisione incomprensibile e scatenarono il finimondo: sembrava che da un momento all’altro le due tifoserie potessero affrontarsi come in un campo di battaglia.

Le testimonianze degli amici di Maurizio furono concordi: i soccorsi erano stati tardivi, perché il personale intervenuto credeva si fosse trattato di un banale malore dovuto all’assunzione di alcol o di droga. Circostanza del tutto falsa: il povero Maurizio pagò solo il fatto di trovarsi in curva anziché in un settore “nobile” dello stadio. Morì dopo due settimane di coma, senza mai svegliarsi, e a nulla valsero le denunce alla magistratura.

Pisa non si dimentica di questo suo figlio. Nel suo nome i tifosi della curva hanno aperto scuole e posti di primo soccorso in Africa e Centro America, hanno fatto campagne di sensibilizzazione, ogni anno organizzano un torneo di calcio che è anche l’occasione per tantissime famiglie per cenare, ritrovarsi e passare una serata insieme. E a Maurizio, oltre allo striscione Mau Ovunque noto in Italia e fuori, è stata intitolata la Nord dell’Arena , dove aveva vissuto, gioito e sofferto in tante partite dalla A all’Eccellenza insieme agli amici.

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