Pisa, addio al burattinaio Mariano Dolci: era nipote dell’antifascista Nitti
L’artista ed educatore pisano d’adozione è morto a 88 anni
PISA. Non era di Pisa ma ci viveva e contribuiva ad animarla, partecipando attivamente a eventi culturali e sociali. È morto a 88 anni Mariano Dolci, burattinaio ed educatore di fama internazionale, tra i soci più anziani della Biblioteca Franco Serantini di Ghezzano (Istituto di storia sociale, della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Pisa), che ne ripercorre la storia familiare – molto particolare – ma anche quella personale e professionale.
Mariano Dolci nacque a Belgrado nel 1937 da Gioacchino Dolci e Luigia Nitti, suo nonno materno era Francesco Saverio Nitti, già primo ministro tra il 1919 e il 1920 e poi perseguitato dai fascisti, da cui dovette scappare nel 1926 con tutta la famiglia – moglie e cinque figli – dopo essere diventato bersaglio delle rappresaglie. Antifascista della prima ora era anche suo zio, Francesco Fausto Nitti, volontario in Spagna e resistente in Francia. Sua madre, grande esperta di sanscrito, morì improvvisamente nel gennaio 1939 di parto dando alla luce una sua sorella Antonella. Il padre Gioacchino fu uno dei fondatori del Movimento di “Giustizia e libertà”, nonché uno degli organizzatori nel luglio 1929 della famosa fuga da Lipari di Carlo Rosselli, Francesco Fausto Nitti ed Emilio Lussu.
In una famiglia del genere, fin da giovane Mariano sceglie in quale campo stare nella vita sociale e politica. Ritornato in Italia dopo l’esilio della famiglia e stabilitosi a Roma, Dolci vive intensamente gli anni giovanili e partecipa attivamente ai movimenti studenteschi tanto che verrà fermato dalla polizia durante una manifestazione antifascista dei primi anni Sessanta. In quegli anni ha modo di frequentare gli anarchici, conosce Armando Borghi, e collabora al settimanale «Umanità nova». Quell’incontro giovanile lo formerà per sempre, mantenendosi coerentemente fedele a quei principi che hanno permeato tutta la sua attività professionale. Laureatosi, insegna per quattro anni (1965-69) “Matematica e Osservazioni Scientifiche” nella scuola media dell’obbligo.
Nei primi anni’60 conosce, quasi per caso, la compagnia del Teatro Sperimentale dei Burattini di Otello Sarzi, partigiano emiliano e antifascista insieme ai fratelli Cervi, con cui inizia una cooperazione sempre più intensa. Collabora per anni agli allestimenti di questo artista di talento sia in teatro che in televisione. Il suo lavoro di burattinaio lascia una traccia indelebile a Reggio Emilia, dove lavora per molti anni nelle scuole primarie. Da allora, per tutta la vita utilizza sempre marionette e burattini nel lavoro.
Con questi strumenti, ha attraversato, e a volte riattraversato, i tre diversi contesti dove è possibile incontrarli ossia teatro, educazione ed attività di mediazione nella cura o nel sociale. È autore di “La mano e il burattino” (1977) e di “Mariano Dolci: dialogo sul trasferimento del burattino in educazione” (2009), e di numerose altre pubblicazioni tradotte in varie lingue. La sua attività di burattinaio lo ha portato in giro per il mondo, dalla Spagna alla Corea del Sud, dove ha incontrato tantissimi estimatori tra i quali anche il noto pedagogista Gianni Rodari. Per la Biblioteca Franco Serantini la scomparsa di Mariano Dolci è un grande dispiacere. «Ci uniamo al dolore della famiglia per la perdita di Mariano e mandiamo un caro saluto alle figlie e alla compagna Mariangela» scrivono dalla biblioteca.
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