Pisa, un corteo di mille studenti per la Palestina sfila per la città
In piazza studenti delle superiori e delle università, in città sono sette gli istituti occupati
Pisa «Ci avevano visto lungo gli studenti e le studentesse che il 23 febbraio 2024 hanno manifestato qui per la Palestina, ci avevano visto lungo sulle potenzialità di un movimento che sta crescendo e sta bloccando tutto. Pensavano di stroncarci sul nascere, che quelle manganellata ci avrebbero fatto smettere di lottare ma è stato tutto il contrario. Siamo diventati migliaia».
La tappa davanti al liceo artistico Russoli in via San Frediano, 20 mesi fa teatro delle cariche della polizia sui manifestanti pro Pal, rappresenta forse la cartolina più significativa del corteo di circa mille studenti che ieri sera hanno sfilato per la città ancora una volta, marciando per il popolo Palestinese e per la Flotilla, «contro Israele e la complicità del governo italiano». L’ennesima mobilitazione in pochi giorni, stavolta sull’onda delle occupazioni poste in atto dai collettivi studenteschi – cominciate lunedì e tuttora in corso – nella maggior parte delle scuole superiori pisane. E infatti dopo essersi ritrovati in piazza Vittorio Emanuele alle 18, gli studenti delle superiori – coi collettivi universitari al proprio fianco – hanno fatto rotta proprio verso le scuole occupate. «Oggi facciamo questo corteo insieme agli studenti che da lunedì hanno scelto di occupare le loro scuole – l’annuncio dei leader prima di partire – perché non ci può essere normalità di fronte a un genocidio. Sfileremo per la città portando la nostra solidarietà a chi sta lottando. Continueremo a mobilitarci finché il genocidio non sarà finito e la Palestina non sarà libera».
La prima “fermata” è in via Benedetto Croce, per omaggiare le occupazioni del liceo Dini e dell’istituto Galilei-Pacinotti. «Abbiamo occupato la nostra scuola, che condanna con parole vuote tutti i genocidi in atto senza il coraggio di menzionare quello palestinese – dice al megafono uno studente del classico Galilei – L’Italia non ha ancora fatto nessun passo indietro, il governo dice che il nostro Paese non sta mandando armi in Israele mentre Cingolani, l’amministratore delegato della Leonardo, ha confermato che invece questo sta succedendo. Chiediamo che lo Stato adotti una posizione chiara e coerente. Riconoscere lo Stato di Palestina, fermare l’invio di armi a Israele, revocare le licenze già concesse che possono essere impiegate in operazioni militari su popolazioni civili. Esigiamo una politica estera coerente col principio della pace».
E poi di nuovo in movimento, in un flusso continuo di cori, mentre il tramonto sull’Arno strizza l’occhio al rosso della bandiera palestinese: piazza Guerrazzi, i Lungarni, Ponte di Mezzo, dritto verso il liceo Russoli, la cui occupazione – come accaduto anche al Buonarroti – è stata applaudita anche dai docenti (vedi articolo a fondo pagina, sulla destra) . E ancora piazza dei Cavalieri, piazza Santa Caterina fino al liceo Carducci, dove gli studenti leggono ad alta voce il comunicato diramato lunedì, il manifesto di queste occupazioni. Ma non è finita, manca sempre il Buonarroti, a cui il fiume umano arriva dopo le 20, passando dai quartieri di San Francesco e Le Piagge, mentre la polizia municipale e il personale della questura cerca come può di gestire la circolazione in tempo reale, dando indicazioni agli automobilisti sulle strade alternative. «Da qui non si può passare, c’è la manifestazione». Una frase riecheggiata in loop in questi giorni, soprattutto venerdì col corteo dei diecimila lungo Fi-Pi-Li autostrada e aeroporto, in un duetto con lo slogan «Blocchiamo tutto» ripetuto dagli attivisti.
La manifestazione arriva al capolinea al Buonarroti, passando davanti anche al Santoni. L’unico istituto occupato che manca nell’itinerario è il Fascetti. Arrivato in largo Concetto Marchesi il fiume di giovani entra nel liceo occupato per stare insieme ancora un po’. Il corteo è finito ma la mobilitazione no. Perché «l’unica cosa che possiamo continuare a fare è scendere in piazza e bloccare tutto».