Pisa, occupate le scuole superiori: prosegue la mobilitazione per Gaza
Niente lezione in quasi tutti gli istituti cittadini, i collettivi: «Abbiamo deciso di bloccare tutto, perché la nostra istruzione non può continuare mentre in Palestina si consuma un genocidio che calpesta ogni diritto umano
PISA. Dopo i poli universitari adesso è la volta delle scuole superiori, occupate dai collettivi studenteschi come segnale di vicinanza al popolo Palestinese e di protesta verso il governo italiano, troppo morbido con Israele. Nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 ottobre, centinaia di liceali e studenti pisani hanno “preso possesso” della maggior parte degli istituti cittadini: Carducci, Dini, Galilei-Pacinotti, Buonarroti, Russoli, Fascetti.
«Stanotte abbiamo occupato le nostre scuole per esprimere non solo solidarietà al popolo Palestinese ma soprattutto dissenso verso la posizione del governo in merito a uno Stato che perpetua un genocidio da oltre 70 anni – il comunicato dei collettivi di studenti pisani – Abbiamo visto in questi giorni i tentativi della Global Sumud Flotilla di raggiungere la striscia di Gaza e la reazione delle milioni di persone scese in piazza. Quante volte gli attivisti della Flotilla e di tutto il movimento propalestina, o addirittura gli stessi Palestinesi, sono stati etichettati direttamente come terroristi; rendendo carnefici di violenze persone che da anni non fanno altro che subire».
«È evidente che non è mai stata una questione solamente politica ma principalmente umanitaria: 70 morti al giorni per oltre 2 anni di conflitto sono dati davanti ai quali non si può rimanere in silenzio. Non riteniamo il patto proposto da Trump una equa proposta di pace: un popolo che subisce un bombardamento ogni 8 minuti non può permettersi nemmeno di rifiutare un accordo ingiusto. Due anni di mobilitazioni a favore della Palestina non possono spegnersi così, il Governo italiano deve immediatamente smettere di supportare Israele e interrompere l'invio di armi, di cui è il terzo fornitore mondiale» continua la nota degli studenti.
«Pretendiamo che l'Italia riconosca lo Stato di Palestina e la sua autodeterminazione, che non è possibile stando alle condizioni proposte da Trump. Dobbiamo iniziare a guardare il mondo con i nostri occhi e non attraverso frasi dette da altri, dobbiamo iniziare a giudicare da soli e prendere le nostre decisioni, da ora per sempre. Oggi abbiamo deciso di bloccare tutto, perché la nostra istruzione non può continuare mentre in Palestina si consuma un genocidio che calpesta ogni diritto umano, negando il diritto alla salute, al benessere e alla vita stessa. A scuola ci insegnano a non ripetere gli errori del passato, ma oggi siamo noi a ricordarlo a un governo che continua a sostenere chi alimenta la violenza e l'oppressione».
«Il governo italiano reprime il pensiero critico e impone un modello educativo che ci vuole silenziosi, mentre nel mondo vengono distrutti i valori fondamentali della dignità, dell'uguaglianza e del rispetto reciproco.Chiediamo un'istruzione libera e consapevole, capace di difendere i diritti umani e la verità. Finché questo governo non riconoscerà la Palestina e continuerà a ignorare la voce di chi chiede giustizia e umanità, noi blocchiamo tutto. Con questa occupazione vogliamo riappropriarci di uno spazio che viviamo quotidianamente, in cui passiamo e a cui dedichiamo larga parte delle nostre giornate e che, nonostante tutto, ci viene presentato come alieno a noi».
«Rivendichiamo il nostro diritto a una scuola che faccia apprendere gli studenti e che non li faccia ripudiare lo studio, perdere la curiosità, il pensiero serio critico o che rinneghi le particolarità di ciascuno. Rivendichiamo uno spazio che sia nostro e che possa essere davvero vissuto; uno spazio in cui esprimersi, ampliarsi nella conoscenza di sé, degli altri e del mondo. Collaboriamo perciò per costruire un luogo piacevole, di rispetto, di ascolto. Un luogo in cui si possano ritrovare una socialità e un senso di comunità da cui veniamo privati».
L’iniziativa studentesca ha ottenuto diversi messaggi di apprezzamento, espressi dall’Unione sindacale di base, Flc Cgil, Rifondazione Comunista e Una città in comune.