Il Tirreno

Pisa

Erosione

Sos del Parco: riportare la sabbia dal porto di Viareggio a San Rossore

di Francesco Loi

	Una veduta del litorale di San Rossore
Una veduta del litorale di San Rossore

Lettera di Bani alla Regione: «Il nuovo sabbiodotto è un’opportunità»

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PISA. «Riportare la sabbia dal porto di Viareggio a San Rossore». Di fronte al problema dell’erosione che da anni colpisce le spiagge della Tenuta e anche oltre, il presidente del Parco, Lorenzo Bani, ha scritto una lettera al presidente della Regione, Eugenio Giani, e all’assessora all’ambiente Monia Monni. L’occasione è stata fornita dall’inizio dei lavori a Viareggio per realizzare, tra l’altro, il sabbiodotto che dovrà togliere in tempo reale la sabbia dall’imboccatura del porto riversandola in mare aperto: un intervento da 7,5 milioni di euro.

«Il sabbiodotto è un’opportunità per riequilibrare l’ecosistema delle spiagge del Parco – dice Bani –. Come già avevo messo in evidenza in una lettera nel marzo 2024, sarebbe importante che almeno una parte dei sedimenti raccolti al porto di Viareggio con il sabbiodotto venisse utilizzata per il ripascimento delle spiagge del Parco colpite dall’erosione».

San Rossore e Viareggio hanno il problema opposto. Perché le quantità di sabbia che il mare toglie nel Parco si depositano in gran parte al porto causando problemi alla navigazione. Tra i sedimenti che insabbiano il porto di Viareggio, spiegano dall’Ente Parco, ci sono infatti materiali che con le correnti vengono trasportati dal Gombo e in generale dalle spiagge di San Rossore verso nord. Mentre negli ultimi decenni sul litorale pisano tra l’Arno e il Fiume Morto c’è stata erosione, nel tratto settentrionale del Parco, dalla foce del Fiume Morto in poi, la spiaggia è cresciuta causando problemi a Viareggio.

«Se finora l’attenzione verso il fenomeno erosivo si è concentrata sulle zone abitate e dove insistono le attività economiche, non vanno dimenticate le zone di alto pregio naturalistico che a lungo termine rappresentano il metro del benessere del nostro territorio – continua Bani –. Le spiagge di San Rossore sono un ambiente unico nel panorama regionale: oltre 10 chilometri che vanno dall’Arno al Serchio e che sono accessibili solo con guida ambientale e con iniziative che interessano un numero limitato di persone. Uno dei pochi tratti di costa toscana che non è stato alterato dalla realizzazione degli stabilimenti balneari e dove si può osservare l’evoluzione naturale dell’ecosistema dunale. La protezione ambientale non è sufficiente da sola a contrastare l’erosione, le cui cause, come dicono gli esperti, sono iniziate molto prima della nascita dell’Ente Parco nel 1979 e vanno cercate nella gestione dei fiumi a monte e nella diminuzione dei sedimenti che arrivano al mare».

Le dune, uno degli ambienti naturali caratteristici del Parco, sono “mangiate” dal mare che avanza e con loro tutto l’ecosistema. Tanto che la linea di riva è sempre più vicina anche alla villa del Gombo, dove in dieci anni sono stati persi 80 metri di spiaggia. «La situazione è difficile – sottolineano dall’Ente Parco – anche nelle aree umide retrostanti la costa, prima tra tutte la riserva delle “Lame di Fuori” situata immediatamente a nord di Boccadarno: paradiso di biodiversità, tappa importante per decine di migliaia di uccelli che si spostano durante le migrazioni primaverili e autunnali, è un’area costituita da canali naturali di acqua dolce che sono sempre di più minacciati dal fronte marino che avanza, e con esso avanza il cuneo salino sotterraneo».

Secondo quanto anticipato dalla Regione, parte della sabbia recuperata servirà per il ripascimento dell’area di Poveromo, sul litorale del comune di Massa. Richiesta simile è quella del Parco. «Insieme alle opere necessarie che saranno individuate dagli esperti del settore per contrastare l’erosione – conclude Bani – chiedo di valutare anche l’utilizzo dei materiali raccolti con il sabbiodotto: grazie a questi si potrebbe agire subito per migliorare la situazione».


 

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