Il Tirreno

Pisa

Due amici in cima al Lenin Peak e una promessa mantenuta

di Roberta Galli
Francesco Saviozzi in vetta con la bandiera di Pisa dedicata ad Andrea “Nino” Verdigi Sotto, Marcello Villani con il volto di Lenin
Francesco Saviozzi in vetta con la bandiera di Pisa dedicata ad Andrea “Nino” Verdigi Sotto, Marcello Villani con il volto di Lenin

Montagna, l’impresa di Marcello e Francesco

29 agosto 2024
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PISA. Questa volta ce l’hanno fatta. Quella che definiscono “l’impresa della loro vita” è stata portata a compimento. Due amici sangiulianesi, Marcello Villani, 51 anni, e Francesco Saviozzi, 46 anni, sono riusciti a conquistare, senza bombole d'ossigeno, la vetta del Peak Lenin a ben 7.134 metri di altitudine in Kirghizistan. Nonostante la fatica, le notti passate al freddo sotto le tende, la neve, il vento fortissimo, la pioggia, i chicchi di grandine sparati orizzontalmente, animati da quel coraggio di chi non si arrende mai, sono arrivati fino lassù. «Ed è stato bellissimo», raccontano all’unisono i due alpinisti pisani.

Per Marcello, informatico, residente a Pontasserchio, e Francesco, tassista di Ghezzano, è stato un viaggio indescrivibile, carico di emozioni, sfide incredibili, e nuove amicizie. La storia di un sogno diventato realtà, iniziato due anni fa, sempre sul Peak Lenin, ma con una scalata interrotta a causa di un violenta tempesta e conclusasi due anni dopo, esattamente due settimana fa, con la conquista della vetta più alta del Kirghizistan. Un obiettivo raggiunto, non solo per soddisfazione personale, ma anche per mantenere la promessa fatta ad Andrea Verdigi, un caro amico che non c'è più. E a ricordarlo su quella cima maestosa ci ha pensato Francesco Saviozzi, sventolando per lui la bandiera di Pisa. «Glielo avevo promesso – racconta Francesco – e con il cuore ho compiuto quel gesto».

Campo dopo campo, con la sola forza delle gambe, Marcello e Francesco hanno sfidato quella vetta e sono riusciti a portare a termine la loro missione. Non insieme, però. Questa volta a dividere i due amici è stata un’indisposizione: la cima è stata raggiunta per primo da Marcello, seguito alcuni giorni dopo da Francesco. Con loro anche un terzo amico, Andrea Maldini di Bergamo. «Ci sono voluti due anni per ricostruire un percorso – scrive Marcello Villani nella sua pagina Fb – che mi avrebbe portato nuovamente in Kirghizistan. Due anni in cui ho pensato spesso a tutti quegli errori e quelle leggerezze che avevo fatto la prima volta che avevo tentato di scalare il Peak Lenin senza successo. Due anni in cui ho iniziato a sostituire tutto il materiale non idoneo alle spedizioni in alta montagna con altro più valido. Due anni in cui ho realizzato di dover tornare lì, al cospetto di quella montagna per provare a fare quegli ultimi chilometri che mi furono negati da una furiosa tempesta». Marcello Villani affida ai social molte delle sensazioni e delle emozioni che questo lungo viaggio ha lasciato dietro di sé. «Si parla poco tra noi durante le salite – scrive ancora Villani – ma appena si arriva ai campi c’è una profusione di discorsi. Quante cose ci raccontiamo, e quanto è assurda la guerra che ci impedisce di abbracciare il mondo. Rimpiango di non sapere l’inglese come vorrei: certi concetti necessitano di un vocabolario più articolato del mio. Quello che però le parole non dicono, le mani aiutano a spiegarlo: sono proprio italiano, non chiedermi come mai, ma è merito mio se un russo in più ora conosce la ricetta della panzanella».

Felice di aver raggiunto quella vetta è anche Francesco Saviozzi, arrivato lunedì nella sua casa di Ghezzano: «È stato un modo per mettermi alla prova dopo mesi e mesi di allenamenti. Io amo da sempre la montagna e con Marcello ho cominciato a sognare in grande e dopo la delusione di due anni fa, questa volta, per fortuna, anche se non insieme, siamo riusciti a mettere un punto alla nostra impresa. Adesso guardiamo avanti, magari alle vette del Nepal». Francesco è stanco, ma appagato: «La cima l’avevo promessa al mio grande amico Nino (Andrea) quando due anni fa per un soffio non riuscii a salire rimanendo bloccato a 6.100 metri per una bufera di neve. E lui la prima cosa che mi disse fu: “Amico guarda che ora ti tocca tornarci, io la foto con Lenin la voglio. Io gli dissi di sì, poi dopo la sua scomparsa, lo scorso anno, la promessa iniziò a girarmi in testa sempre più frequentemente, e ho voluto onorarla». Alla vetta Francesco ci è arrivato con una forza di volontà inimmaginabile, la vastità l’ha vista e la promessa l’ha mantenuta: «La vita mi ha fatto un grande regalo mettendo sul mio cammino tante persone diverse e speciali e ognuna di queste mi ha arricchito e aiutato a crescere come uomo. A queste poche persone devo quello che sono e che sarò e grazie anche a Nino per avermi accompagnato in questo fantastico viaggio. Con te vicino ogni passo è stato un po’ più leggero. Grazie alla mia famiglia e ai miei amici che non mi hanno fatto mai mancare il loro sostegno. Grazie Marcello per questa esperienza, grazie Andrea con cui ho raggiunto la vetta, grazie Elisa per aver trasformato questo traguardo personale in un obiettivo di famiglia».
 

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