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Pisa, soldi spariti al Cus: condanna per l’ex commissario


	Il bar all'ingresso del Cus e l'ex presidente Aprile
Il bar all'ingresso del Cus e l'ex presidente Aprile

Tre anni e otto mesi di reclusione per Nicola Aprile, accusato di avere fatto sparire migliaia di euro. Soldi finiti nelle sale Bingo o in camere d’albero

23 maggio 2024
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PISA. Era accusato di peculato e appropriazione indebita per avere utilizzato soldi destinati al Cus di Pisa per fini non istituzionali. Nel corso delle indagini era emerso che durante i suoi soggiorni romani, l’avvocato Nicola Aprile, 53 anni, aveva l’abitudine di recarsi nelle sale Bingo e di frequentare alberghi. Per questo l’ex commissario Cus era stato condannato in primo grado a tre anni e otto mesi di reclusione con una provvisionale immediatamente esecutiva di 37mila euro da pagare all’ente sportivo universitario, con il resto del danno da stabilire in sede civile. Martedì 21 maggio la corte d’appello di Firenze ha confermato la sentenza di condanna emessa dal giudice dell’udienza preliminare di Pisa Donato D’Auria nei confronti del legale, già commissario del Cus per circa un anno dal 2017 al 2018.

L’avvocato ha sempre respinto le accuse, dicendo di essere pronto a dimostrare la sua completa innocenza in appello. Ma non è stato così. Il Cus, assistito dall’avvocato Federico Corti del Foro di Lucca, non intende rinunciare all’azione di recupero dei soldi, oltre che a quella per l’accertamento delle responsabilità penali negli ammanchi. Secondo la procura pisana, i soldi che sarebbero stati distratti sono fondi che il Cus riceve sia dal pubblico che dal privato. Un comportamento identico nel prelevare in maniera indebita i soldi del Centro universitario sportivo, ma con una natura sostanziale distinta per la provenienza del denaro tra iscrizioni di privati e fondi dell’ateneo.

L’avvocato Aprile, difeso dagli avvocati Mario De Giorgio del Foro di Pisa e Vittorio Manes di Bologna, era stato allontanato dal Cus con l’accusa di aver fatto sparire almeno 55mila euro, di cui poi 17mila euro restituiti. Era stato nominato dal Cusi, Centro universitario sportivo italiano.

All’esperienza di Aprile ha fatto seguito quella commissariale dell’avvocato Marco Treggi che ha portato alla luce il grosso degli ammanchi e avviato il Cus sulla strada di un risanamento contabile.

Dopo la sentenza di primo grado l’imputato aveva fatto sapere attraverso i suoi legali, di essere estraneo ai fatti contestati. «Ho fiducia nella magistratura, questo mi rende tranquillo perché so che riuscirò a dimostrare la mia innocenza nel secondo grado di giudizio» aveva detto.

Per cui è probabile che percorrerà anche la strada della Cassazione. Intanto le motivazioni della sentenza di appello saranno depositate tra 90 giorni.


 

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