Il Tirreno

Pisa

Il lutto

L’addio ad Andrea Pardini: «A tuo figlio racconteremo dell’uomo dolcissimo che sei stato»

di Francesco Paletti
Un momento dei funerali e Andrea Pardini
Un momento dei funerali e Andrea Pardini

Al funerale del giornalista 34enne i ricordi tra lacrime e dolore di familiari e colleghi

10 dicembre 2023
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PISA. C’è anche il “circo stampa” pisano, quasi al gran completo. Tutti con gli occhi gonfi, nascosti alla meno peggio da un fazzoletto stropicciato o da un paio di lenti scure. Qualcuno tira su col naso mentre prende appunti o riprende con una telecamera. «The show must go on», forse. Ma le emozioni e le domande, restano lì, disegnate sui volti dei tantissimi che ieri mattina hanno affollato la Pieve di Sant’Ermolao, a Calci. Anche dei più navigati fra i cronisti. È successo anche questo ieri mattina al funerale del 34enne Andrea Pardini, il giornalista gentile di 50 Canale, l’emittente pisana che era diventata la sua seconda famiglia e che ieri mattina era presente al gran completo nella chiesa di Calci, il paese dove il collega e amico era nato e cresciuto.

Ma è successo anche dell’altro. È accaduto che, a un certo punto, una mamma, quella di Andrea, Maria Cristina Lucchesi, sia salita all’ambone e abbia preso la parola. E, con alcune pennellate, ha raccontato il cammino di un bambino diventato uomo. Ha detto, ad esempio, di quell’amore, quando ancora non era sbocciato, delle emozioni che fanno battere il cuore raccontate da un figlio: «“Mamma io lo so, è Sofia la donna per me, ma non mi vede nemmeno” mi diceva».

Poi, però, Sofia Casablanca l’ha guardato: è diventata sua moglie e sta per diventare mamma. Era il “segreto” che entrambi avrebbero voluto custodire fino a Natale: sarebbe stata la sorpresa e il regalo per parenti e amici. Ma ha raccontato anche delle discussioni, «di quando lo spronavo a superare la sua timidezza, osservazioni a cui lui replicava sempre nello stesso modo: “Mamma, io sono così”. E aveva ragione: me ne sto rendendo conto in questi giorni di quanto aveva seminato nelle vite degli altri».

E ha concluso così: «Grazie Andrea per quello che mi ha insegnato, anche per me sei stato una guida, mi hai insegnato che cosa significa mettersi nei panni degli altri».

Prima erano intervenuti gli amici, i parenti, i colleghi. C’è chi, un po’ più piccolo, lo ha ricordato come «un maestro da cui ho imparato quelle cose che stanno nella “zona grigia”, che non si apprendono a scuola e non t’insegnano nemmeno in famiglia». E chi, più grande, come il collega Aldo Orsini, ha rivisto «il bambino che giocava con i miei figli a La Gabella, dove vivevano le nostre famiglie, e poi l’uomo e il giornalista mite che non conosceva l’arroganza quando, anni dopo, me lo sono ritrovato di fronte a 50 Canale. Andrea mancherà a tutti, soprattutto al piccolo che nascerà fra poco. Ma quando chiederà di suo padre, tutti gli racconteranno del bimbo d’oro che era stato e dell’uomo dolcissimo che era diventato».

Mancherà anche ai suoi amici, quelli a cui diceva «Cinque minuti, faccio benzina e arrivo», anche se «le prime due erano bugie» ha detto sorridendo uno di loro. «Ma sul fatto che sarebbe arrivato non ci sono mai stati dubbi perché c’è sempre stato – ha proseguito -: era un’inguaribile romantico, in amore e nell’amicizia, e con il suo esempio ci ha insegnato cosa vuol dire amare una donna e cosa significa essere amici».

Non finisce qui. Perché nella chiesa di Calci, ieri mattina, è successo pure che un prete si sia fatto piccolo. «Il cammino della vita non sappiamo quali strade ci presenta e nemmeno quando queste s’interrompono in maniera assurda e imprevista. Vi propongo di affidare a Gesù, che cammina insieme a noi, la vita, la morte e la resurrezione di Andrea: per chi crede e per chi ce la fa, perché la fede è un dono e non un obbligo» ha detto il pievano don Antonio Cecconi dopo aver letto il brano di Luca dei discepoli di Emmaus. Poche parole, prima di sedersi vicino all’altare ad ascoltare il segno che Andrea Pardini ha lasciato nelle vita di chi lo ha conosciuto.

Di lato il sindaco di Calci Massimiliano Ghimenti, quello di San Giuliano Terme Sergio Di Maio e il vicesindaco di Pisa Raffaele Latrofa. Di fronte, in prima i familiari del giornalista di 50 Canale e la moglie Sofia. Che trova una parola e un sorriso per tutti: sembra quasi sia lei a dover consolare gli altri. Quando, però, la bara di legno chiaro, su cui fino a poco prima era poggiata una maglia del Milan, squadra di cui Andrea era tifosissimo, comincia a scivolare nel carro funebre, si stacca da tutti e la bacia, con una tenerezza che viene quasi da pensare a quanto sarebbe stato bello se ieri mattina avesse messo il rossetto e di quel bacio fosse rimasta l’impronta sul legno. In un angolo della chiesa che comincia a svuotarsi, c’è Gianni Lucchesi, scultore e pittore e soprattutto zio di Andrea, che si rigira fra le mani due magliette: una del Pisa, altra squadra per la quale batteva il cuore di Andrea, ed è firmata da tutti i calciatori; l’altra è del Pontedera, club con cui collaborava da un po’ di tempo. «Ce le hanno donate» dice, pure lui con gli occhi gonfi. Quante cose ha fatto Andrea Pardini. Anche ieri mattina sei giorni dopo essersene andato.

Per chi lo volesse, anche nei prossimi giorni sarà possibile fare un’offerta sul’iban T22A0842513700000031551088 intestato a Sofia Casablanca e Andrea Pardini con la causale “In ricordo di Andrea”, il segno concreto di vicinanza promosso dai colleghi di 50 Canale per ricordare il giovane giornalista aiutando la moglie e il figlio che verrà. l

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