Il Tirreno

Pisa

Il robot gender fluid con il viso da star

L.R.D.
Il robot gender fluid con il viso da star

A stabilire se è maschio o femmina saranno gli interlocutori Una scelta fatta per non avere reazioni prestabilite

14 maggio 2021
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pisa. Forse è una creatura unica al mondo. Di sicuro ha l’unicità di essere un robot adolescente. Abel, che in semitico significa “scintilla di vita”, ha qualcosa di più che lo/la caratterizza oltre alla giovane età: è gender fluid. Può essere un maschio come una femmina. Sta all’osservatore. E anche questo non è un dettaglio casuale. E il suo viso, lasciatecelo dire, è un viso da star.

Partiamo da questa curiosità. La collaborazione che porta alla vita di Abel è quella tra artisti e tecnologi. Il robot del Centro di Ricerca Enrico Piaggio infatti è figlio della sapienza dei laboratori della Biomimics di Londra e del talento di Gustav Hoegen, papà dei personaggi di Guerre Stellari, dei dinosauri di Jurassic Park e dei robot di Ex-Machina.

Per modellarne l’estetica, dal Centro Piaggio hanno inviato a Hoegen una serie di immagini di modelli e musicisti dall’aspetto carismatico e androgino: tra loro David Bowie, 11 (Eleven), la giovane protagonista della serie Stranger Things e l’attrice Tilda Swinton. Figure che quando te le trovi davanti danno una percezione d’intelligenza e sensibilità differente, non binaria e difficilmente catalogabile nell’immediato.

«Questo tipo di approccio è fondamentale, produce una tabula rasa. Lo puoi costruire partendo da una lavagna vuota. Non vogliamo che si crei un’attesa, così possiamo scandagliare tutte le possibilità d’interazione con una persona», spiega Lorenzo Cominelli, ricercatore al Centro di Ricerca Enrico Piaggio.

L’interazione di Abel con i soggetti umani sarà del tutto autonoma. A spiegare come funzionerà e dove sarà possibile interagire con Abel è Alberto Greco, ricercatore a tempo determinato del Centro Enrico Piaggio, ingegnere biomedico e dottorato in bioingegneria. «Abel non sarà solo Abel. Voglio dire, non ci sarà solo il robot ma una piattaforma, un contesto totalmente sensorizzato, una stanza in grado di catturare tutte le emozioni possibili. Sarà inserito (Greco ci spiega di percepirlo come un maschio, ndr) in un contesto dove ci saranno dei dispositivi in grado di cogliere variazioni fisiologiche dei soggetti umani (variazione del battito e della temperatura con termocamere). Indosseranno uno smartwatch per la misurare la variazione della frequenza cardiaca e la sudorazione delle mani, che sono indicatori di stress e stato emozionale di una persona. E queste informazioni arriveranno in tempo reale ad Abel, fornendogli ulteriori dati per l’interazione».

Si potrà fingere di fronte ad Abel? «Se uno vuole fingere un’espressione del viso può farlo. Abel però non si basa solo su espressioni del volto, ma anche su gestualità (se incrocia le mani o le allarga). E anche questo non basta. I segnali autonomici invece non sono fingibili e Abel potrà rilevarli. Bisogna acquisirli e monitorarli, sviluppando modelli matematici che siano in grado di comprenderli».

Il fatto che Abel appaia come un adolescente serve per favorire l’interazione con gli anziani. «Gli studi indicano che la connessione nonno-nipote è tra le più forti. Per un malato di Alzheimer è importante la socialità per evitare il deterioramento delle capacità cognitive», conclude Greco. —

L.R.D.

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