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Messina Denaro visto più volte a Pisa, il giro d'affari in Toscana

Pietro Barghigiani
L'identikit del superboss Matteo Messina Denaro
L'identikit del superboss Matteo Messina Denaro

Le rivelazioni di un testimone sul superboss in provincia tra cliniche e alberghi. E i controlli del Ros al San Marco Hotel

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PISA. Un fantasma che libera qualche ombra. Orme di un’esistenza rarefatta capace di lasciare segni nella provincia pisana. Gli incontri riservati in hotel, ristoranti e bar. Con un soggiorno in un resort di lusso in Valdera e d’estate a Forte dei Marmi. E pure il ricovero in una clinica privata per problemi di salute. La geografia toscana del superboss Matteo Messina Denaro tra vacanze, salute e business viene svelata da un testimone che sostiene di averlo incontrato di persona più volte.

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È il settimanale “L’Espresso” che rivela nel numero in edicola da ieri l’esistenza di un 45enne toscano che giura di aver visto il boss, latitante dal giugno 1993, nel 2005 e il 2006. E di sapere, con notizie più recenti, che l’erede 55enne di Totò Riina al vertice di Cosa Nostra ha avuto e ha frequentazioni con la nostra provincia dove sarebbe protetto da esponenti della ’ndrangheta.

Un racconto, corredato anche di foto, che da tempo è sul tavolo della Procura distrettuale antimafia di Firenze che ha delegato le indagini alla Guardia di finanza. Non c’è solo Messina Denaro nei link della memoria riferiti agli inquirenti dal testimone che ha collezionato qualche inciampo con la giustizia e intrattenuto rapporti con siciliani legati alla mafia e clan calabresi. C’è un contorno di personaggi che gravitano intorno al superboss e che il 45enne colloca, nelle sue confidenze al settimanale, anche su Pisa. Descrive appuntamenti mancati in un ristorante nei pressi dell’aeroporto.

Altri incontri conviviali riusciti, senza Messina Denaro, con i suoi parenti e uomini fidati. Dice il testimone che nella rete di protezione-appoggio toscana il boss viene chiamato “zio”. Tutto nasce da una missione da compiere. Lo contattano due siciliani e un calabrese e si incontrano ai bungalow del carnevale di Viareggio per consegnargli una valigetta con denaro contante da dare al superboss.

Che incontra, così afferma, al porto di Palermo. Si sofferma sulla fisionomia del latitante, a suo dire diversa, anche per operazioni di chirurgia plastica, dagli identikit diffusi e aggiornati nel tempo. E poi apre il fronte del Messina Denaro “toscano”.

«Il boss ha spostato diversi suoi interessi economici e criminali in Toscana, ha soggiornato di frequente nella zona di Pisa, viaggia spesso per Lamezia Terme e della sua rete di protezione oggi si occupano anche alcuni esponenti della ’ndrangheta» scrive “L’Espresso”. La fonte interna del 45enne è un amico calabrese, di un clan di Rosarno, da tempo in Toscana, che lo ha aggiornato sui problemi di salute del boss (vista e reni), sedicente ospite della nostra provincia.

« Messina Denaro è stato più volte curato in una clinica di eccellenza della zona, dove è stato sottoposto a dialisi – riporta il testimone –. In questa clinica ci sarebbe un medico disposto a collaborare con l’organizzazione dei calabresi per rilasciare anche certificati falsi». Indicazioni generiche che diventano specifiche quando riferisce di un incontro del superboss «a Pisa presso il bar Gambrinus con il calabrese, il “nipote” Francesco Guttadauro, ndr) e altre persone. Hanno alloggiato in un hotel di Cascina». Bernardino Tizzano, uno dei soci del Gambrinus, apprende dal Tirreno l’episodio riportato nel servizio. «Mah, non so che dire – commenta –. Questo è un bar in zona stazione dove passano migliaia di clienti. Mi ricordo di aver letto sul giornale di intercettazioni fatte qui dentro per l’inchiesta People Mover. Avevano messo delle cimici e non ne sapevo niente. Su questa storia di Messina Denaro nessuno mi ha cercato».

L’imprenditore legge l’articolo e chiude con una battuta: «Se abbiamo avuto un superboss nel locale vuol dire che siamo importanti». Quando si racconta del soggiorno in un resort di lusso sulle colline pisane con piscina e vista mozzafiato, il riferimento potrebbe essere il San Marco Hotel a Terricciola. Un cinque stelle naufragato in un fallimento con vendita all’asta per un prezzo da saldo. In passato i carabinieri del Ros fecero un blitz nell’albergo. Una notizia all’epoca passata sotto silenzio. Ora può essere ricollegata alla caccia di prove della presenza del superboss. Che era e resta un fantasma di cui si intravedono ogni tanto solo le ombre.

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