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Pisa

convegno a san rossore

Sembra Alzheimer, ma “l’idrocefalo normoteso” si cura

PISA. I disturbi sono quelli dell’Alzheimer, ma le cause si dimostrano ben diverse ed il malato può guarire definitivamente: compaiono cioè difficoltà nel camminare, problemi di memoria e perdita d’ur...

04 febbraio 2014
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PISA. I disturbi sono quelli dell’Alzheimer, ma le cause si dimostrano ben diverse ed il malato può guarire definitivamente: compaiono cioè difficoltà nel camminare, problemi di memoria e perdita d’urina. A volte, troppo in fretta si parla di Alzheimer, ma nel 5% dei casi non è affatto così ed il problema è invece più semplice.

Si tratta d’una condizione chiamata “idrocefalo normoteso” e colpisce persone sopra ai 60 anni di età.

«In condizioni normali – spiega Riccardo Vannozzi, direttore dell’Unità Operativa di Neurochirurgia all’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, il fluido cerebrale circola nel cervello, nei ventricoli e nel midollo spinale ed assolve una funzione di protezione e nutrimento dell’involucro del cervello. Al contrario, nel caso dell’ idrocefalo normoteso il flusso si blocca, finendo per esercitare una pressione sul cervello da cui consegue l’insorgere dei sintomi. La neurochirurgia – aggiunge Vannozzi, organizzatore assieme all’Aoup di uno specifico convegno l’8 febbraio a San Rossore - offre ai pazienti prospettive di piena guarigione che, a fronte di una diagnosi tempestiva, sfiorano la totalità dei casi. E in tempi molto stretti: nella maggior parte dei pazienti, la dimissione dall’ospedale avviene nell’arco delle 24 o 48 ore successive all’intervento».

A Pisa vengono trattati circa 30 casi l'anno. L'incidenza è di circa 70 nuovi casi per anno in tutta la Toscana, cui si aggiungerebbero tutti i pazienti già affetti dalla patologia ma non ancora diagnosticati per un bacino potenziale al momento non conosciuto. Ed il punto critico della situazione è proprio qui. Il percorso complessivo è multidisciplinare. Occorre in tempi rapidi identificare questi pazienti che devono essere valutati da specialisti neurologi e geriatri, per differenziarli da Alzheimer o Parkinson. Se emergesse il sospetto d’idrocefalo, interviene la neuroradiologia che a Pisa dispone di una risonanza magnetica ad alta tecnologia. In caso positivo, si passa ad ulteriori valutazioni invasive e verificare la possibilità di inserire lo “shunt”, la valvola in grado di scaricare il liquido accumulatosi nell’ addome tramite speciale sonda. Infatti, una volta eseguito l’intervento, il paziente dimostra un progressivo miglioramento delle condizioni di salute. La valvola, in caso di raro malfunzionamento, è sicura e comunque reversibile.

« Purtroppo, per un diffuso atteggiamento artigianale nel trattamento di questi pazienti – precisa Vannozzi – non esiste ancora un coordinamento regionale neurochirurgico, che del resto ha indirizzato verso Pisa gli specialisti di tutta la Toscana ed i loro malati. La disponibilità poi di alta tecnologia ha compiuto il resto. L’obiettivo dell’incontro, il primo del genere nella nostra regione è diffondere conoscenza e sensibilità verso una patologia normalmente trattabile, ma ancora poco conosciuta o nota. La ricerca di un confronto ampio e costante con tutte le categorie di medici impegnati sul territorio rappresenta, infatti, un primo strumento fondamentale per indirizzare correttamente il paziente verso un appropriato percorso terapeutico».

GIan Ugo Berti

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