Rigassificatore, perché il "trasloco" da Piombino è sempre più lontano
La Italis Lng dovrebbe lasciare la banchina tra undici mesi. Dalla nuova location, fino al progetto e all’avvio dell’iter autorizzativo: ecco tutti i passi da compiere
PIOMBINO. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin sostiene di aver cercato altre soluzioni. Non solo. La ricerca di un porto dove poter trasferire la Italis Lng non è terminata. Eppure a Piombino, dove ormai ci si è abituati a scorgere la grande sagoma del rigassificatore gestito da Snam a un tiro di schioppo dalle pale eoliche che girano, nessuno sembra credere un granché all’ipotesi di trasloco della nave. Anzi, per essere precisi, in città ormai non ci crede più nessuno da un pezzo. Questo al netto dei batti e ribatti della politica e nonostante l’autorizzazione firmata a suo tempo dal commissario straordinario all’opera Eugenio Giani avesse ben impressa una data di scadenza: luglio 2026. Data di scadenza, appunto. Sì, perché mentre sulla nostra città si consuma la caccia al responsabile politico e mentre i comitati continuano a invocare il rispetto degli impegni presi sul trasferimento della nave (hanno raccolto già 1.500 firme, compresa quella del sindaco Francesco Ferrari che ha aggiunto in questi giorni un nuovo capitolo alla polemica all’ombra del rigassificatore) il tempo scorre. Inesorabile e rapido, nonostante quando si allunga lo sguardo verso la banchina nord della nuova area portuale, tutto pare immobile. Come nel marzo del 2022, quando l’allora Golar Tundra completò le manovre di ormeggio. Il tempo, dunque. È l’unità di misura per pesare nel modo più efficace possibile le parole del ministro all’ambiente e alla sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ospite lunedì sera a Villa Mussio, a Campiglia Marittima Estate. «Cerchiamo altre soluzioni»: se ascoltiamo questa frase con il calendario in mano, ecco che la Italis sembra sempre più salda nella banchina del porto. Fino a quando? Quasi certamente oltre la scadenza del luglio del 2026.
In alto mare
Individuazione di un porto in grado di ospitare la Italis, avvio dell’iter per il rilascio dell’autorizzazione ministeriale, progettazione del trasferimento del terminal gas da Piombino e della installazione in un’altra “location” scelta dal governo. Quindi lavori necessari per predisporre il nuovo terminale ed effettivo trasferimento della nave, in seguito alla firma della autorizzazione e, di conseguenza, al rilascio della concessione demaniale da parte dell’Autorità portuale competente. L’esperienza, in questo caso, può fornire un termine di paragone: è servito circa un anno dall’individuazione di Piombino come luogo prescelto a ospitare la Fsru per vedere l’ex Golar Tundra allacciata alla banchina della darsena nord del porto. Tutto questo bruciando ogni tipo di tappa, sulla spinta dell’emergenza energetica e con l’imponente operazione di Snam. Insomma, fu una vera corsa contro il tempo.
Lo scenario
Questa volta, se si volessero mantenere gli impegni assunti, si dovrebbe fare ancora meglio. Mancano undici mesi alla scadenza del luglio del 2026. Il tempo è poco. E, dato fondamentale, non c’è ancora un’idea su dove spostare il rigassificatore. A Vado no, ormai Pichetto lo ha spiegato bene, a sud no, «perché poi non c’è l’infrastruttura per portare il gas al nord, dove è concentrato il consumo». Insomma, mentre la politica continua a giocare senza esclusione di colpi la battaglia del trasferimento, la sensazione è che il fischio finale sia davvero a un passo. E, se proprio non si volesse accettare l’ipotesi di una permanenza definitiva, ecco che la proroga della concessione pare, dati alla mano, quanto meno probabile. E se il presidente Eugenio Giani ha definito «ridicolo», non aver trovato una soluzione alternativa a Piombino, il sindaco Francesco Ferrari resta fermo e confida nel governo “amico”. Intanto le cime della Italis sono tese: la nave è sempre più immobile, nonostante il vento teso di Scirocco.