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Due chilometri di reti da pesca illegali nel mare dello Scoglio d’Africa

Due chilometri di reti da pesca illegali nel mare dello Scoglio d’Africa

Maxi operazione della guardia costiera in collaborazione della Sea Eagle della ONG Sea Shepherd: recuperati e rilasciati in mare polpi, granchi, stelle marine ed aragoste. Sequestrati 350 ricci di mare prelevati in periodo di fermo biologico e pesce spada sotto taglia

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Portoferraio. Due chilometri di reti da pesca illegali sono stati sequestrati nel mare dello Scoglio d’Africa, l’isolotto che si trova a sud di Pianosa, tra il Tirreno e il canale di Corsica. Recuperati e rilasciati in mare polpi, granchi, stelle marine ed aragoste. Sequestrati, inoltre, 350 ricci di mare.   È questo l’esito della complessa operazione di polizia marittima lungo le coste elbane condotta giovedì dal personale militare della guardia costiera di Portoferraio, coadiuvato dalla delegazione di spiaggia di Marina di Campo, sotto il coordinamento del Centro controllo area pesca (ccap) della direzione marittima di Livorno. L’intervento, volto alla tutela dell’ambiente marino e alla salvaguardia delle risorse ittiche, si è svolto nell’ambito delle attività di vigilanza e prevenzione promosse dalla guardia costiera.

In particolare, l’unità navale MV CP 725, con la collaborazione della motonave Sea Eagle della ONG Sea Shepherd, ha eseguito un’attività di monitoraggio all’interno dell’area marina protetta dello Scoglio d’Africa, un sito ad altissima valenza naturalistica. Durante le operazioni, sono stati rinvenuti e salpati circa 2 chilometri di reti da posta prive della prevista marcatura identificativa, risultate quindi illegali.

Gli attrezzi sono stati sottoposti a sequestro amministrativo nei confronti di ignoti per l’utilizzo di attrezzature non conformi alle disposizioni dell’Unione Europea.

All’interno delle reti sono stati recuperati, ancora in vita, numerosi esemplari appartenenti a diverse specie marine: polpi, granchi, stelle marine ed aragoste, tutti rilasciati immediatamente in mare.

Nel corso della medesima attività, sono stati inoltre sequestrati, sempre a carico di ignoti, 350 ricci di mare, pescati in violazione del periodo di fermo biologico. Gli esemplari vivi sono stati restituiti al loro habitat naturale, unitamente agli altri organismi marini rinvenuti durante i controlli. Ulteriori accertamenti hanno portato al sequestro di quattro esemplari di pesce spada (per un totale di circa 20 kg), catturati al di sotto della taglia minima consentita. Gli esemplari, già privati della spada e del rostro al momento dello sbarco, sono stati ritenuti non conformi alle disposizioni comunitarie, che vietano tale pratica proprio per contrastare i fenomeni di pesca illegale e renderne più difficili i controlli. Per tali violazioni, sono stati redatti due verbali amministrativi a carico del Comandante di un peschereccio appartenente alla marineria elbana.

Determinante il supporto fornito dal personale veterinario della USL Toscana Nord Ovest, presente durante l’attività e incaricato di effettuare le necessarie verifiche igienico-sanitarie sul pescato sequestrato. Al termine delle analisi, e a seguito del giudizio di idoneità al consumo umano, il prodotto è stato donato ad Enti caritatevoli locali.

Inoltre, dal 1° giugno ad oggi, su tutto il territorio costiero elbano, sono stati eseguiti ulteriori controlli in materia di pesca marittima che, nel complesso, hanno portato all’elevazione di tre  sanzioni  nei confronti di unità da pesca sprovviste della documentazione di bordo prevista per la sicurezza della navigazione, quattro  sanzioni per la mancata tracciabilità del prodotto ittico posto in vendita direttamente dal ceto peschereccio nel porto di Portoferraio e n. 1 sanzione per la commercializzazione abusiva di prodotto ittico da parte di un soggetto privo di titolo autorizzativo alla pesca professionale.

L’intera operazione si inserisce nel più ampio contesto operativo della guardia costiera volto alla tutela del patrimonio marino, con particolare riferimento alla salvaguardia delle risorse biologiche, alla protezione degli habitat naturali e al rispetto delle normative comunitarie e nazionali in materia di pesca.

«L’azione sinergica tra le articolazioni territoriali del corpo, il centro controllo area pesca, le autorità sanitarie e le organizzazioni ambientaliste – spiegano dalla Capitaneria di porto – consolida un sistema capillare e coordinato in grado di coniugare legalità, tutela ambientale, sicurezza alimentare e responsabilità sociale».

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