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Il caso

Piombino, ricatti sessuali e criptovalute: ai domiciliari c’è una 45enne

di Manolo Morandini
Piombino, ricatti sessuali e criptovalute: ai domiciliari c’è una 45enne

Le vittime venivano adescate in rete per poi essere ricattate

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PIOMBINO. Sono saliti dalla Sicilia i militari dell’Arma per far scattare il blitz in città, presentandosi al domicilio di una 45enne. La donna è una delle tre persone arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Trapani al termine di una complessa indagine, portata avanti con il supporto della sezione Criptovalute del comando antifalsificazione monetaria di Roma. I reati contestati sono estorsione, truffa, diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti, riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita. Adescavano in rete e poi ricattavano le loro vittime. Decine quelle accertate in tutta Italia, per ricatto sessuale.

I militari dell’Arma sono arrivati a Piombino con due auto civetta per far scattare il blitz presentandosi al domicilio della donna, eseguire la perquisizione e il sequestro di svariato materiale informatico, oltre a notificarle il provvedimento cautelare di arresto ai domiciliari su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Trapani, che ha accolto la richiesta della locale Procura della Repubblica.

A carico della 45enne e degli altri due indagati ci sarebbe la contestazione di almeno cinquanta estorsioni e 60 truffe. Questo il numero dei reati contestati al sodalizio che ha ricattato decine di persone in tutta Italia. Il provvedimento è scattato al termine di una complessa indagine che avrebbe fatto luce su innumerevoli episodi che sarebbero stati messi a segno ai danni di innumerevoli vittime in tutto il territorio nazionale. Determinante per la ricostruzione degli episodi contestati il contributo della componente specializzata dell’Arma, che con l’intervento della Sezione Criptovalute ha permesso di ricostruire come gli indagati, operando online dalle province di Trapani, Livorno e Cosenza sarebbero stati in grado di commettere estorsioni e truffe.

Alla base dei reati contestati c’è la tecnica del sextortion, termine che deriva dall’unione delle parole inglesi “sex” (sesso) ed “extortion” (estorsione). Ovvero, la truffa ai danni di utenti internet ai quali, con l’illusione di un flirt o una storia sentimentale, vengono estorte immagini erotiche usate poi come strumento di ricatto. In pratica, adescavano le persone in rete e si facevano inviare fotografie dal contenuto sessualmente esplicito. Quindi le ricattavano: pagavano oppure quelle immagini sarebbero state diffuse. Dalle indagini sarebbe emerso che delle volte avrebbero utilizzato il metodo del love scam. In pratica, le vittime venivano raggirate simulando finte relazioni sentimentali via social network. L’amore le spingeva ad assecondare continue richieste di denaro. Credevano davvero di vivere una relazione sentimentale genuina. Tutti capitali che venivano ripuliti attraverso delle complesse transazioni finanziare nazionali ed estere, tracciate dagli investigatori dell’Arma. Soldi che sarebbero poi stati re-investi nell’acquisto di Bitcoin o altre cripto valute. Nel corso delle perquisizioni i carabinieri avrebbero trovato documentazione su inedite piattaforme di investimento in criptovalute.

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