Il Tirreno

Economia

Piombino: Jsw, non c’è la data per la firma: cosa si sono detti il ministro Urso e Jindal?

di Manolo Morandini
Il 18 gennaio a Roma a Palazzo Piacentini l’incontro tra il ministro Adolfo Urso e Sajjan Jindal amministratore delegato del Gruppo Jsw
Il 18 gennaio a Roma a Palazzo Piacentini l’incontro tra il ministro Adolfo Urso e Sajjan Jindal amministratore delegato del Gruppo Jsw

Il faccia a faccia c’è stato il 18 gennaio a Roma, a Palazzo Piacentini

30 gennaio 2024
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PIOMBINO. «Che cosa si sono detti il ministro Adolfo Urso e Sajjan Jindal, l’amministratore delegato del Gruppo Jsw?» . È la domanda che rimbalza nelle stanze dei sindacati e a cui non trovano risposta. Il faccia a faccia c’è stato il 18 gennaio a Roma, a Palazzo Piacentini. Argomento: i programmi di rilancio del polo siderurgico di Piombino. Quell’incontro è il simbolo del pezzo che manca. La sottoscrizione del memorandum of understanding tra il gruppo indiano, attuale proprietario dello stabilimento, e le istituzioni serve per avviare il processo che, se tutto andrà per il verso giusto, dovrà definire il nuovo assetto del polo siderurgico di Piombino.

L’assetto

L’assetto, nelle intenzioni del ministro Urso, si basa sulla convivenza delle due multinazionali dell’acciaio: da una parte Jsw che si concentrerebbe sulla produzione dei lunghi, con particolare riferimento alle rotaie; dall’altra la newco Metinvest – Danieli, che punta a mettere in marcia nel 2027 una nuova acciaieria da 2, 7 milioni di tonnellate annue di piani. I silenzi seguiti all’incontro romano e le voci di date per la firma prontamente smentite dai fatti sono il segno che il momento è delicato.

Le chiavi

A rimettere insieme i pezzi c’è più di una chiave di lettura. Di certo la fiducia dei rappresentanti sindacali Fim Fiom Uilm in mister Jindal è ai minimi storici: «Sappia che i lavoratori e i cittadini di questo territorio non gli permetteranno di perdere altro tempo. Il ministro Urso utilizzi tutti i mezzi affinché la città non perda l’occasione di tornare ad avere un ruolo centrale nel piano siderurgico nazionale». La presa di posizione a caldo, è del 18 gennaio, oggi trova ulteriori ragioni. In uno scenario avvolto dalla nebbia è lo scorrere del tempo a preoccupare. E di questo i sindacati hanno il polso. «Non ce ne è più», sottolineano.

La cassa

La Cig rinnovata per un anno, fino al 7 gennaio 2025, è ritenuta un risultato guadagnato politicamente. Indispensabile per dare un minimo respiro sia ai lavoratori che a Piombino. Immaginiamo che cosa potrebbe significare togliere all’improvviso risorse per 29, 5 milioni di euro, tanto vale la Cig per quest’anno. Ma è un regime sempre più svincolato dal lavoro. Specie se non procede a tappe forzate il percorso per costruire lo scenario di convivenza tra le due multinazionali dell’acciaio.

I vincoli

E stando allo scorrere del tempo la preoccupazione è il continuo slittamento della firma del memorandum da parte di Jsw, che stando al ministero delle Imprese doveva avvenire entro la fine del 2023. Invece, ci troviamo alla fine di gennaio senza una certezza. «Si fanno continui rinvii su un documento che non ha alcun vincolo giuridico – sottolineano – . E una volta sottoscritto possiamo solo immaginare la complessità del percorso per arrivare all’accordo di programma, che invece sarà vincolante».

Il quadro

È chiaro che nel mondo della siderurgia sta avvenendo qualcosa. La vicenda Piombino è da leggere nel quadro più generale. C’è il timore che Metinvest venga attratta verso Taranto. Il gruppo ucraino è il primo fornitore di minerale dello stabilimento. Se così fosse i sindacati non avrebbero timore nel dire che sarebbe come veder partire l’ultimo treno utile per dare un futuro al polo siderurgico piombinese.

Non convince neppure il ruolo di Jsw. L’incontro del 18 gennaio, secondo le indiscrezioni trapelate, sembrava poter essere il preludio a una firma imminente del memorandum. E invece occorrerà ancora qualche giorno per arrivare a una sottoscrizione, dal momento che dovranno essere “limati” i vari temi sul tavolo che sono tanti, a partire dalla questione della liberazione delle aree che dovranno fare spazio a Metinvest, fino all’occupazione degli spazi portuali e alla collocazione del forno elettrico che il gruppo indiano ha intenzione di includere nel piano industriale. Una partita al rialzo a cui i sindacati legano i timori che serva ad altro.

Quando il gruppo Jsw è arrivato nel 2018 ha fatto ripartire i tre impianti di laminazione. Poi ha dimostrato una progressiva perdita di interesse. Non ha investito neppure nello strategico treno rotaie. Si prova a leggere il balletto sul forno elettrico che avrebbe potuto realizzare in questi anni e che invece non c’è. Anzi adesso si dice di volerlo fare nelle aree di proprietà, a ridosso della città. Lo scorso anno sembra vicino a cedere lo stabilimento. Poi lo scenario è mutato all’improvviso. Dalla guerra in Ucraina alle risorse per le infrastrutture ferroviarie previste nel Pnrr. E l’ipotesi, arrivata finoalal sigla di un preaccordo è evaporata.

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