Il Tirreno

Violenza sulle donne

Elba, aggredisce l’ex compagna e la fa abortire: la donna colpita anche con un tagliere e un dizionario

di Stefano Taglione
Elba, aggredisce l’ex compagna e la fa abortire: la donna colpita anche con un tagliere e un dizionario

Portoferraio, in carcere un 28enne: è imputato per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e interruzione di gravidanza non consensuale

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PORTOFERRAIO. L’avrebbe presa a calci e pugni, picchiandola anche con un tagliere e un dizionario linguistico. Provocandole, soprattutto, l’interruzione della gravidanza. Non è diventata mamma a causa delle bòtte subite dall’ex compagno una ventinovenne elbana che ora abita fuori dall’isola: l’ex convivente, un ventottenne marocchino – Il Tirreno ne omette le generalità per non rendere riconoscibile la donna vittima delle presunte violenze, che dopo le angherie subite ha deciso di querelarlo – è stato arrestato, ora è nel carcere livornese delle Sughere, ed è imputato per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e interruzione di gravidanza non consensuale.

I fatti

Le violenze – secondo la ricostruzione dell’accusa – sarebbero avvenute dal maggio al luglio di quest’anno. Il 13 giugno, ad esempio, il giovane è accusato di aver colpito la compagna con calci e pugni all’addome, provocandole appunto l’interruzione della gravidanza. Mentre a luglio avrebbe picchiato la donna in mezzo alla strada, aggredendo anche chi cercava di difenderla e pure le forze dell’ordine, tentando allo stesso tempo di non far partire l’ambulanza verso l’ospedale di Portoferraio con la vittima a bordo. Stando alla tesi della procura – la pubblico ministero titolare dell’inchiesta è Alessandra Fera – il ventottenne avrebbe colpito l’ex convivente pure con un mazzo di chiavi, lanciandogliele in faccia e procurandole varie ferite. Al pronto soccorso, i medici, le hanno diagnosticato lesioni in fronte, sul naso, alla mandibola destra e su una coscia. Poi lividi sul braccio sinistro e graffi in varie parti del corpo.

Il processo

Dopo mesi dalle prime violenze, la vittima, si è poi decisa a denunciare tutto ai carabinieri, che hanno attivato l’iter per il cosiddetto “codice rosso”, che tutela le donne vittime di violenza di genere. Lo ha fatto dopo l’aggressione avvenuta in strada, alla presenza di altre persone, e l’intervento degli stessi militari dell’Arma, che in quell’occasione avevano arrestato il convivente, da allora nel carcere livornese delle Sughere in regime di custodia cautelare. L’uomo – difeso dall’avvocata livornese Barbara Luceri – è in cella, con la limitazione massima della sua libertà per una persona che ancora non è condannata, proprio per evitare che rientri in contatto con l’ex compagna. Lui è stato interrogato, mentre lei ha parlato nell’ambito dell’incidente probatorio chiesto dalla procura e avvenuto in modalità protetta nel tribunale penale labronico di via Falcone e Borsellino. L’inchiesta era stata delegata ai militari della Compagnia di Portoferraio, che durante le indagini hanno ascoltato diversi testimoni e acquisito anche il materiale fotografico dello stato dei luoghi, ovvero l’abitazione dove sarebbero avvenute le presunte violenze. Nei giorni scorsi, dopo il rinvio a giudizio del ventottenne da parte del giudice dell’udienza preliminare Marco Sacquegna, in tribunale si è aperto il dibattimento, che ha inviato il processo ai prossimi mesi.

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