Il Tirreno

Suicidio assistito

Fine vita, Cappato si autodenuncia per morte Massimiliano: «Non ci fermiamo, altre due persone ci hanno chiesto aiuto»

Fine vita, Cappato si autodenuncia per morte Massimiliano: «Non ci fermiamo, altre due persone ci hanno chiesto aiuto»

L’ex eurodeputato radicale è andato volontariamente dai carabinieri. Ecco cosa rischia

09 dicembre 2022
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FIRENZE. "Noi non ci fermiamo: siano le aule parlamentari o dei tribunali a decidere, sia lo Stato ad assumersi la responsabilità di una decisione". Così Marco Cappato, autodenunciatosi ai carabinieri per aver finanziato e organizzato il viaggio in Svizzera di Massimiliano, il 44enne di San Vincenzo (Livorno) gravemente malato di sclerosi multipla che ha scelto la via del suicidio assistito. Non sarà l'ultimo caso, annuncia l'ex eurodeputato radicale, oggi tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni: "Ci sono due persone, abbiamo già preso l'impegno di aiutarle". Cappato ha presentato la sua autodenuncia oggi ai carabinieri di Firenze, insieme a Felicetta Maltese, attivista della campagna Eutanasia Legale, e alla giornalista Chiara Lalli. Entrambe, nei giorni scorsi, hanno accompagnato Massimiliano nella clinica svizzera vicina a Zurigo.

"Ieri mattina, poco prima di morire - ha detto Lalli -, Massimiliano mi ha abbracciata, e mi ha chiesto scusa perché non riusciva a stringere. Il giorno prima abbiamo giocato a burraco. Io non so nemmeno giocare, gli reggevo le carte". L'immagine di Massimiliano che Cappato, Lalli e Maltese hanno rappresentato ai giornalisti, nella conferenza stampa improvvisata fuori dalla stazione dei Carabinieri di Santa Maria Novella, è quella di un uomo non più capace di camminare e di alzarsi da solo, ma deciso a terminare la propria vita. "Mi ha detto 'non ne posso più'", ha spiegato Lalli. Secondo Maltese, Massimiliano "era determinato, molto determinato: gli abbiamo anche detto che se voleva lo avremmo riportato a casa. Lui ha detto 'vi ringrazio, ma non cambio idea'". Oltre a loro e al padre, in clinica con Massimiliano "c'erano le sorelle, gli sono state vicine tutto il tempo. In quei due giorni Massimiliano ha avuto calore, affetto, solidarietà, rispetto". L'intento degli attivisti è di spingere la politica a muoversi per una regolamentazione meno restrittiva del fine vita: "Appena sarà terminata la sessione di bilancio, chiederemo la calendarizazione della nostra proposta di legge", annuncia Luana Zanella, presidente di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera.

Ma cosa rischiano per il momento Cappato, Lalli e Maltese, in caso di rinvio a giudizio e condanna? "L'aiuto fornito a Massimiliano configura i reati di cui all'articolo 580", ossia "aiuto al suicidio", per il quale "si rischiano da 5 a 12 anni di reclusione", ha ricordato Filomena Gallo, legale di Cappato e segretaria dell'associazione Luca Coscioni. "La Corte Costituzionale - ha spiegato ancora Gallo - ha stabilito che non è punito l'aiuto al suicidio solo quando il malato ha determinate condizioni, che Massimiliano non possedeva completamente", poiché era "privo del trattamento di sostegno vitale", come invece accade nei casi dei pazienti tenuti in vita dalle macchine. La cartella clinica dell'uomo, "che sarà fornita alla magistratura quando richiesto - ha affermato l'avvocata -, evidenzia costanza nelle cure, nell'assistenza, nella necessità di indagini diagnostiche". 

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