Il Tirreno

In mille al corteo, tensione in piazza e fischi a Giuliani

Cristiano Lozito
Giuliani parla di fronte a un migliaio di persone (foto PaBar)
Giuliani parla di fronte a un migliaio di persone (foto PaBar)

Il sindaco replica alle contestazioni di un piccolo gruppo: «Sempre fatto scelte unitarie, non ci fermeremo»

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PIOMBINO. Un migliaio di persone ieri mattina hanno partecipato al corteo a sostegno della vertenza Aferpi, operai sì, ma pure tanti pensionati e un gruppo di un centinaio di studenti. Un numero sufficiente a confortare i sindacati che, anche se non lo ammettono, avevano scelto un palco nella piazzetta di fronte al Comune probabilmente nel timore che le location tradizionali, molto più grandi, evidenziassero possibili “buchi” nel corteo.
Gente invece ce ne è stata, e non è mancata pure la partecipazione dei commercianti che hanno abbassato le serrande. Un corteo che ha riempito corso Italia e poi il centro storico, senza cori o slogan ma segnato solo dal suono dei fischietti.

E se la partecipazione alla fine è stata notevole, non sono mancati comunque i segnali di un clima di tensione crescente in una città dove la tenuta sociale fin qui è stata garantita dagli ammortizzatori sociali, scaduti o in scadenza in tutto il mondo dell’indotto.

Così per la prima volta si è assistito alle contestazioni di una pur piccola parte della folla, in particolare durante il discorso del sindaco Massimo Giuliani, simbolo del Pd e delle istituzioni, in una città dove dopo la chiusura dell’altoforno l’avvento di Issad Rebrab e gli investimenti pubblici avevano fatto sperare che si fosse finalmente al tramonto di una stagione di crisi iniziata per le acciaierie nel 2008.

Se gli slogan urlati agli altoparlanti da Camping cig e da esponenti del Carc (Comitato d’appoggio alla resistenza per il comunismo) visti in città per la prima volta e provenienti da varie località toscane, hanno reso difficile gli interventi di tutti i partecipanti, contro il sindaco si sono levati anche fischi e offese, coperte dall’applauso del resto del corteo, e dalla pronta reazione di Giuliani che ha sostenuto a gran voce come «le scelte fin qui sono state fatte tutti insieme, istituzioni, lavoratori e sindacati. Il progetto Piombino non è fallito, qui arriveranno refitting e General Electric, qui torneremo a produrre acciaio e non ci fermeremo finché tutti non saranno tornai al lavoro. La nostra gente lotterà fino alla fine, ma dobbiamo restare uniti».

Tensioni anche al termine della manifestazione, con operai Ugl che hanno accusato le altre organizzazioni di non averli fatti parlare, e con un accesissimo diverbio tra alcuni esponenti di Camping Cig e l’assessora comunista alla cultura Paola Pellegrini, accusata «di pensare solo alla poltrona». In piazza, e poi sotto il palco a portare solidarietà a Giuliani, tra gli altri il consigliere regionale del Pd Gianni Anselmi, il commissario della Port Authority Luciano Guerrieri, il vicesindaco Stefano Ferrini, il segretario del Pd, Valerio Fabiani. Assente, pur avendo annunciato la sua adesione, la sottosegretaria all’Ambiente, Silvia Velo, impegnata nel question time alla Camera. Clima caldo dunque, a far intendere come sarà il prossimo futuro se non si troveranno alla svelta soluzioni per rimettere in piedi il progetto di Issad Rebrab sulla nuova acciaieria, la logistica e l’agroindustria, fortemente in bilico per la mancanza di sostegno finanziario da parte dell’imprenditore stesso e delle banche.

Ad aprire il comizio era stato Lorenzo Fusco, coordinatore rsu della Uilm, con un discorso improntato sulla necessità della massima unità, filo conduttore di tutti gli interventi: «Solo i lavoratori hanno rispettato gli accordi – ha detto – Noi continueremo a sostenere il Progetto Piombino a prescindere da chi lo realizzerà, partendo dalle previsioni dell’Accordo di programma».

«La vertenza di Piombino è quella di tutto il Paese – ha detto Raffaele Apetino, coordinatore nazionale della siderurgia Fim Cisl - Il tempo delle parole è finito, adesso bisogna passare ai fatti con investimenti concreti e certificati. C’è stata troppa enfasi iniziale, nel momento di difficoltà invece non c’è nessuno del Governo a fianco dei lavoratori».

Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm ha sostenuto che «la riuscita della manifestazione rafforza in noi la determinazione a pretendere risposte a breve sulla realizzazione del Progetto Piombino. Il Governo convochi dunque Rebrab, come si è impegnato a fare, e subito dopo i sindacati per comunicare le decisioni prese. Certo è che nel panorama della siderurgia del Paese, Piombino deve tornare ad avere un ruolo di rilievo».

La chiusura della manifestazione è stata affidata a Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom, anch’egli oggetto di un’attenzione particolare da parte del gruppetto di contestatori. «Attendiamo le decisioni di Calenda – ha detto – ma un fatto è certo, e cioè che non siamo disponibili a rinegoziare accordi al ribasso. La battaglia di Piombino è una battaglia nazionale, perché è il Governo stesso a qualificare la siderurgia come settore strategico. E posso garantire che oggi è appena l’inizio, e che ci fermeremo solo quando l’acciaieria ripartirà»

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