Pinocchio, Fondazione Collodi verso il baratro: una spa per salvarla dai troppi debiti. Il “giallo” sugli investimenti
La cessione già prevista ad aprile nella relazione dei revisori dei conti. Il rosso dal 2017
PESCIA. Il blocco dei conti correnti della Fondazione nazionale Carlo Collodi, avviato dal Comune di Pescia in seguito al mancato pagamento delle rate della Tari, le assesterà il colpo di grazia (come sostengono alcuni) o piuttosto è stato funzionale ad evidenziare una crepa che ne minava già da lontano le fondamenta? Sono in tanti in queste ore a domandarselo. Fatto sta che la condizione finanziaria della Fondazione, oltre ad essere nota a pochi beninformati sembra essere un argomento tabù.
I debiti
L’ultimo dato ufficiale che abbiamo a disposizione è quello che si evince dalla relazione del comitato direttivo, che allo scorso mese di aprile certificava un disavanzo di amministrazione di quasi 900mila euro. Nella sua relazione, il collegio dei revisori dei conti evidenziava debiti con l’Agenzia delle entrate e riscossioni per oltre 200mila euro relativi a ritenute acconto Irpef dipendenti, contributi previdenziali Inps, premi assicurativi Inail; rate di mutui; una riduzione media del 15% sul versante degli incassi per gli ingressi ai parchi e un indebitamento con le banche di quasi 1 milione e mezzo di euro. Tutto questo faceva, inoltre, dire al collegio dei revisori che il contenimento delle spese, attuato nel corso del 2024, non era stato sufficiente a ripianare la già compromessa situazione finanziaria e che sarebbe stato necessario adottare dei provvedimenti straordinari. I revisori evidenziavano inoltre come il disavanzo fosse da ascrivere non solo all’ultimo anno, ma almeno agli ultimi tre esercizi accumulando un disavanzo di amministrazione mensile di quasi 25mila euro che erodeva il patrimonio della Fondazione che per questo non disponeva di liquidità. Per Massimo Cottini, consigliere a vita della Fondazione, la situazione finanziaria è negativa almeno dal 2017.
Il progetto della newco
Per uscire dall’impasse dell’indebitamento, i revisori spingevano sulla soluzione “progetto newco” consistente nella cessione delle attività della Fondazione Collodi (valore 9 milioni di euro) e dei suoi debiti (stimati in oltre 3 milioni) alla Costa Edutainment spa (altro investitore sarebbe il gruppo lombardo FBH della famiglia Bertola, già proprietario di Villa e Giardino Garzoni) in contropartita al ricevimento da parte di quest'ultima delle quote sociali o azioni (qualora fosse stata costituita una società per azioni). Già ad aprile, dunque, i revisori mettevano nero su bianco che il presupposto della continuità della gestione da parte del consiglio direttivo era venuto meno e che per questo si sarebbe dovuto procedere allo scioglimento e alla liquidazione della Fondazione così come previsto dalla legge e dallo statuto.
Operazione verità
In questi mesi di vuoto informativo (che Il Tirreno ha cercato di colmare), Cottini (che è l’unico ad avere votato no al progetto newco) è stato il solo membro del consiglio ad invocare la necessità di un’operazione verità capace di restituire contezza sulle reali condizioni economiche in cui versa l’ente, rivolgendo, in ultimo, un appello alle istituzioni, alle forze politiche, alle organizzazioni socio-culturali del territorio affinché si faccia chiarezza su quale sia realmente la posta in gioco. «Si fa riferimento ad un investimento da 100 milioni di euro – sottolinea Cottini, alludendo alla dichiarazione fatta dal sindaco Riccardo Franchi in seno al consiglio comunale dello scorso 31 luglio e riportata dal nostro giornale – ma da dove verrebbe fuori quella cifra? Quanti di quegli investimenti sarebbero privati e quanti di spettanza pubblica? La cifra certo è mirabolante, ma fino ad ora nessuno ha spiegato da dove provengono le risorse per gli investimenti, magari dal “campo dei miracoli”».
Gli investimenti
Dalla documentazione presentata, gli unici investimenti ad oggi previsti sarebbero quelli relativi alla cartiera Panigada, con un costo di acquisto stimato di 1,8 milioni di euro; alla ristrutturazione e allestimento della fattoria didattica con un costo stimato di poco più di 3 milioni; e alla ristrutturazione della Villa Garzoni pari a 5 milioni e mezzo (con un congruo intervento pubblico) per un totale complessivo di circa 10 milioni di euro da spendere. Una bella differenza rispetto ai 100 milioni ventilati.
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