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Il colloquio

Verso il Montecatini Jazz Festival nel segno di Christian Meyer

di Luigi Spinosi
Verso il Montecatini Jazz Festival nel segno di Christian Meyer

Il batterista noto ai più come componente del gruppo Elio e le Storie Tese è tra i massimi esponenti del genere musicale, suo primo e ininterrotto amore

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Montecatini. Ci sono persone a cui, quando parlano dei propri amori, si illuminano gli occhi. Ecco, se possibile, a Christian Meyer si illumina anche la voce quando parla di jazz e, più in generale, di musica. Meyer, conosciuto da molti come il batterista degli Elio e le Storie Tese, sarà tra i protagonisti della prima edizione del Montecatini Jazz Festival, la rassegna che animerà la città dal 26 al 28 giugno. Ma intanto correggiamo subito una lettura sbagliata che tanti hanno dato della presenza del batterista al festival montecatinese, parlando di “incursione di Meyer nel mondo del jazz” o simili. No, non è affatto un’esperienza estemporanea, perché quello che molti conoscono “solo” (tra virgolette, perché non è certo cosa da poco) come il batterista degli “Elii”, in realtà nasce come musicista jazz, e quel rapporto non si è mai interrotto. Anzi. «Sì, è vero – racconta Christian Meyer – facendo parte degli Elio e le storie tese si tende a pensare che sia un batterista nato nella pop italiana. In realtà io ho respirato jazz sin da bambino, avendo avuto dei genitori che amavano quella musica. È stata la mia grande fortuna. Credo infatti che avere sin da piccoli qualcuno che ti faccia ascoltare della buona musica, al di là del genere, che si parli di jazz o di classica, serva a educare, a insegnarti a riconoscerla e viverla come un piacere». E dal riconoscere e apprezzare la buona musica, al farla, il passo è stato breve: «Ho iniziato a suonare il jazz in un locale di Milano, il Capolinea». Da lì è partita una carriera musicale, parallela a quella con gli Eelst, che lo ha portato a suonare con i più grandi musicisti del genere in giro per il mondo («Del resto non dimentichiamoci che la batteria nasce insieme al jazz»).

Un’esperienza che Meyer porterà a Montecatini, non solo con il concerto conclusivo del Festival, ma anche, e in un certo senso soprattutto, con il workshop che per tre giorni caratterizzerà la manifestazione. Questo perché quando si ama qualcuno o qualcosa la vogliamo far crescere, e nel caso di Meyer, questo qualcosa è la musica. Il terreno italiano in questo senso è fertile, ma va curato: «Per questa esperienza mi avvalgo delle competenze di due sodali, Marco Micheli e Massimo Colombo, che sono cari amici con i quali ho passato la mia infanzia musicale negli anni Ottanta. Con loro abbiamo già fatto un lavoro del genere con i ragazzi, a Como, un’esperienza che vorremmo riportare a Montecatini. L’obiettivo, ognuno di noi con le proprie competenze, non è semplicemente quello di mettere insieme dei gruppi che suonino, ma di creare gruppi che suonino insieme. Perché non basta essere dei bravi musicisti, occorre anche essere bravi insieme, bisogna essere compatti, creare la giusta alchimia». Importante in questo senso anche lavorare sulle ritmiche, il pane quotidiano di Meyer: «La musica deve farti muovere, e se non c’è il ritmo, se non c’è l’elettricità del ritmo, si potrà magari avere anche una musica finale buona, ma debole. Il mio obiettivo sarà quello di arrivare ad aver un suono globale, e il nostro compito sarà quello correggere quei meccanismi che possono far fare il salto di qualità. A volte bastano dei piccoli dettagli per fare un grande gruppo, e alla fine gli esemble migliori si esibiranno prima del nostro concerto finale». Concerto finale che vedrà appunto in scena il trio di amici: Meyer alla batteria, Colombo al piano e Micheli al contrabbasso e con in più, al sassofono, Max Ionata. Un momento che si annuncia emozionante per il pubblico certo, ma anche per lo stesso Christian Meyer: «Ho sempre amato i grandi sassofonisti da Gordon a Coltrane, le loro improvvisazioni. Anche in Italia abbiamo dei grandissimi improvvisatori e Ionata è uno dei migliori, e non solo a livello nazionale, avrei voluto sempre suonare con lui. Il batterista accompagna il solista, ma quando ti capita di farlo con un solista di media levatura non ti dà delle grandi cose, con un solista del livello di Ionata voli. Fossi il suo produttore me lo prenderei e lo porterei subito in America».

Sulle spalle di Meyer, ma anche degli altri protagonisti della rassegna, pesa anche un’altra grossa responsabilità, ossia quella di dar vita a una manifestazione che è una sorta di “numero zero”, in una città che ha si grandi tradizioni musicali ma legate soprattutto al genere operistico. Insomma se “la creatura” potrà avere un futuro dipende un po’ anche da loro: «Il senso di responsabilità c’è sempre – risponde il batterista – la musica, tutta la musica indipendentemente dal genere, va trattata con molto rispetto. La musica si fa bene. Quando si sale sul palco bisogna farlo bene. Deve essere il frutto di un grande lavoro e di tanto sudore. Mi auguro che ci possa essere un bel feedback, per noi e per Montecatini. E mi auguro che ci possa essere una seconda edizione, al di là del fatto di esserci io o no. L’importante è seminare, tutte le più grandi manifestazioni hanno avuto un inizio, l’importante è insistere. Del resto siamo in una zona che “è molto sul pezzo”, dove la musica si ama e si vive. Penso al Festival Blues di Pistoia (e, a proposito di Pistoia, da batterista non posso non ricordare una grande figura come Luigi Tronci) e al Lucca Summer Festival. E allora perché non avere un altro evento a Montecatini? Anzi voglio davvero ringraziare di avermi dato l’opportunità di prendere parte a questa speranza gli organizzatori Officine della Cultura e la città di Montecatini, ma anche la mia manager Silvia Bolvo che ha capito l’importanza dell’iniziativa».

Il Montecatini Jazz Festival aprirà i battenti il 26 giugno con i The Red Dimes in concerto itinerante e la Jazz on The Corner Open Orchestra alle 21,15 in piazza del Popolo. Il 27 giugno saranno i Dixie Brothers a suonare e muoversi per le vie del centro (con bis anche il giorno dopo) prima del concerto, alle 21,15 in piazza del Popolo della Perugia Big Band. Quindi il gran finale di Sabato 28, con il concerto alle 18,30 di Lorenzo Polidori il piazza Giusti a Montecatini Alto e la sera, in piazza del Popolo, il concerto di Meyer, Colombo, Micheli e Ionata, preceduto dall’esibizione dei partecipanti al workshop di musica jazz. E tutti gli eventi saranno a ingresso libero.l

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