Pescia, caso liceo Lorenzini. «L’azienda ex Santoni ha fatto ricorso al Tar»
L’ex sindaco Giurlani sul trasferimento del vivaio alle Macchie di San Piero
Pescia Si aggiunge un nuovo capitolo all’ingarbugliata vicenda che riguarda la realizzazione del nuovo liceo Lorenzini, adesso dislocato su quattro plessi dopo la parziale chiusura per motivi di sicurezza nel giugno del 2022 della sede storica al complesso di San Michele.
«Siamo venuti a conoscenza che alcuni giorni fa l'azienda ex Santoni, ora Immobiliare Triveneta srl, ha promosso ricorso al Tar avverso la variante urbanistica approvata dal Comune il 31 gennaio 2025 – afferma l’ex sindaco e consigliere comunale di Pescia Cambia Oreste Giurlani – già in quella sede consiliare avevamo espresso la fondata preoccupazione che le modifiche sostanziali apportate dalla giunta all'intervento più significativo della variante stessa, e cioè il trasferimento dell’ex Santoni in zona Macchie di San Piero, destinando la suddetta area alla realizzazione del nuovo Lorenzini, avrebbero reso di fatto impossibile il progetto». Per Giurlani «in più occasioni l'assessore all'urbanistica Vittorio De Cristofaro aveva affermato che l'operazione sarebbe stata portata a compimento e che erano in corso colloqui positivi con l'azienda. Mai, però, venivano nominate altre aziende, site nell'area e anch’esse coinvolte nell'operazione; aziende che ci risulta stiano o abbiano già promosso per proprio conto azioni contro la variante. Con l’odierna impugnativa promossa dalla società Triveneta possiamo concludere che i vantati risultati positivi non si siano minimamente concretizzati, anzi».
L’ex Santoni dovrebbe trasferirsi in un’area di 8mila metri quadrati, mentre oggi ne occupa 11mila (tra il ponte del Marchi e il ponte Europa). «È stata fatta una valutazione sull’incidenza di una simile previsione, considerando anche che si tratta di una attività con ovvie ricadute occupazionali?», si chiede Giurlani. «In sede di approvazione è stata prevista la cessione gratuita delle aree e la demolizione delle strutture esistenti nonché la bonifica dei terreni a carico integrale del privato. Ora, va da sé che la legge garantisce la proprietà, e certamente i numeri citati non possono consentire l'apertura reale di un percorso di compensazione». «Quello che la passata giunta aveva invece predisposto era un percorso di rigenerazione urbana effettivamente percorribile, stimolato anche dalla legge regionale – prosegue – al fine di liberare i centri urbani da attività produttive non più consone e la loro ricollocazione in aree più decentrate e più adatte ad una attività che prevede accesso e uscita di un notevole traffico pesante. Un progetto che si concludeva con la liberazione delle aree interessate per la realizzazione del nuovo Lorenzini». Secondo l’ex sindaco «l'unica possibilità rimasta è una procedura di esproprio con i tempi e i costi facilmente intuibili». E inoltre «i tempi lunghissimi di approvazione della variante hanno determinato la perdita del finanziamento di un milione di euro stanziati dalla Regione per il nuovo Lorenzini». l
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